domenica 19 agosto 2012

Elogio/Elegia del Cane in Chiesa

Piccola Intrusione Dietro Ordine di Colui Che Ha Insistito.

(L'acronimo, che è nato spontaneamente dopo, lo giuro, dopo aver scritto la frase, preterintezionale e quasi un lapsus freudiano, è Pidocchi.Animaletti piccoli, fastidiosi e decisamente inadatti alla mia testa con troppi capelli, che prudono e non ti fanno mai dimenticare che ci sono: esattamente come i pensieri che ho in testa e che mi impediscono di dedicarmi allo studio dell'ultimo MacroEsame che mi separa dalla tesi e dalla Seconda Venuta del Grande Boh, nota anche come Armageddon Disoccupazionale Totale.
Qualunque mio post di questo tono, ora, entrerà agevolmente nella categoria "Pidocchi".)


Che ci fa un cane in chiesa? Assolutamente nulla. Ovviamente si può ben pensare che faccia ciò che fa fuori, a parte ottenere del refrigerio estivo e godere di un calduccio invernale.
Ma la gente, la brava gente di Chiesa, le beghine del primo banco col fazzoletto da controriforma, ecco, loro si scandalizzano, i bambini ridono e si distraggono dalla predica e il prete si scoccia, parte perchè gli animali tutti non devono entrare nella Casa del Signore (o forse perchè prende improvvisamente coscienza di quanto è soporifera la detta omelia). E la folla grida "fuori!" a qualcuno scappa un evangelico "crucifige!" e nessuno si fida a cercare di accompagnare fuori l'intruso, tutti tossicchiano, nicchiano e mostrano un'improvviso interesse per il bollettino parrocchiale (Gita al Santuario di SanCavolo di MonteMontuoso, 15 ore di corriera, pranzo al sacco. Elemosina per il riscaldamento della chiesa. Turni di pulizie, chi vuole lucidare il tabernacolo segua il corso con il parroco.).
Il prete con coraggio scende dall'altare, allora il cane scappa ovunque, dietro i banchi, dentro al confessionale, i bambini lanciano grida di gioia e iniziano a correre dietro al prete, il cane fugge dietro l'altare, forse è un cane colto che crede che il rifugio all'altare conferisca immunità sacraldiplomatica ma quella è per i bipedi, e nemmeno tanto come Cassandra insegna, e dietro prete, e bambini, e adulti volenterosi, svenimento collettivo delle prime file, eccetera.
Alla fine, il cane viene acciuffato e lanciato in malo modo fuori dalla Casa di Dio e tutti si sentono scarmigliati, affannati, un po' delusi (i bambini) e decisamente cristiani migliori.

Nessuno si è chiesto, fin qui, come si sente il CaneInChiesa. Nemmeno voi.

Un CaneInChiesa cercava un posto e finisce a sentirsi fuori posto. Non appartiene al dentro e non appartiene al fuori. Come chi è alternativamente, a seconda del contesto, troppo Catto o troppo Comunista.
(Ogni riferimento a persone, cose o volatili reali è puramente intenzionale).

Ecco come ci si sente. Non ci si sente fuori e non ci si sente dentro ad un bel nulla.
Non puoi godere del fascino dell'Outsider perchè sei troppo dentro alla cosa (sbagliata), e al massimo ti trovi addosso quello del Rognoso Rompiscatole.

Sarebbe bello guardare ad un mondo di Esseri Umani, pari, uguali nella loro differenza, senza doversi dare un'identità qualunque, un qualunque per carità, pur di sentirsi a buon titolo parte del Mondo Civilizzato, della schiera di coloro che hanno la Soluzione con la S maiuscola ai drammi dell'umanità intera, o della propria nazione grande o piccola, o la Salvezza altrettanto maiuscola per la Redenzione dell'Anima Immortale, oppure di coloro che saggiamente guardano dall'alto tutto questo racconto pieno di rumore e furore che non significa nulla e si sentono "persone meglio" perchè sanno citare Shakespeare a proposito, oppure.

L'universalismo non è solo fuori moda e troppo Catto, soprattutto è inattuale. Stiamo sotto il fuoco di fila dell'alterità e abbiamo disperatamente bisogno di un Noi che ci faccia sentire adatti, dalla parte giusta della barricata. A casa.

Quindi si, in questo caos ci si sente soli, a cercare umanità trovando spesso calci in bocca, gente distratta, persone sicure di chi sono, dove vanno, e che quando arriveranno ci sarà parcheggio, che non capiscono, magari malgrado i loro migliori sforzi, cos'è questo misterioso disagio che ti attanaglia e che ti tiene sempre sulla linea di bordocampo.

Anche un CaneInChiesa sa chi è.
Sa che la sua identità in un certo senso è una differenza, il che è un ammirevole paradosso. E coi paradossi la gente tutta non si trova a proprio agio, cerca di espungerli per essere sicuri che in qualunque geometria due più due avrà somma quattro, perchè la matematica non deve essere opinione.
E' difficile scoprirsi sempre "diversi da", sempre con un trattino diagonale che ostinato non si scolla mai dal segno di uguale, fatica quotidiana mal ricompensata da sempre troppo scarsa comprensione.
Sa un po' meno dove va, perchè per sua natura è corpo estraneo in ogni luogo. Si sente spesso un po' perseguitato dalla sfiga, geneticamente abbinato ad una nuvoletta fantozziana che gli fa da aureola, senza mai riuscire ad abituarsi alla pioggia.
Soprattutto, e di questo è sicuro, sa che non ci sarà parcheggio, in ogni caso.