venerdì 28 gennaio 2011

N.N.E. (Ovvero, per 10 minuti in più.)

...Fu così che dunque rinacquero le nazioni, i  vecchi modelli d'amore e di esistenza cambiarono. Ore spese a curarsi di ciò che rapido per la vita scorreva liquido furono finalmente sostituite da ore in cui il tutto martellava un ritmo scandito da meccanismi e macchine lentissime ed inesorabili. Verdi ed autentici attimi di serenità furono incatramati e resi impermeabili a ciò che trapassa i sentimenti col sorriso, i minuti divennero pesanti battiti di maglio su di incudini posate sulla schiena curva di coloro che si erano ribellati. E più di tutto silenzio, silenzio plumbeo e cupo, senza la possibilità che qualcuno vedesse in tutto ciò che lo circondava il preludere di qualcosa. Il silenzio, assenza di cambiamento, immobilità mista a buio. Un marchio su di ogni cosa poi, testimoniava beffardo l'immutabilità; impresso a fuoco, scolpito nel cemento con unghie costrette contro il grigio materiale sotto il quale magari riposavano mani di coloro che un tempo sapevano amare. Corde di filo spinato sospendevano coloro che un tempo avrebbero potuto reagire, e poi venne lui: il plauso generale dei costruttori del nuovo ordine. Plauso, silenzio e scherno verso i lamenti di chi reclamava solo un po' di giustizia. Le uniche parole offerte, limacciosa acqua agli assetati furono quelle del marchio. A chi ancora accusava e puntava il dito verso i diritti dimenticati si offriva un turpe consiglio,si faceva notare la Verità Vera sulla quale si dovevano abiurare le proprie convinzioni. Non Negate l'Evidenza gli si diceva prima di ricondurli a frustate verso i lavacri d'acido sfrigolante. E infine la volontà di estendere il nuovo modello dovunque, di assoggettare sempre più recalcitranti e azzittirli con incandescenti mordacchie. Espandere, Non Negare l'Evidenza, imporre dovunque il nuovo modello, il marchio. Il MarchioNNE.

giovedì 27 gennaio 2011

Elogio della Trinità.

"Non c'è due senza tre." Ed è quanto di più ovvio, non attività della vita che non preveda auspicio di tale portata, senso di compiutezza pervaso da anelito mistico nei confronti della perfezione, della perfettezza, della Trinità.
Si badi, e nel badare, un subitaneo bentrovati, si badi che connotare in modo intellegibile il significato profondo della Trinità non è cosa da poco conto. Vien già abbastanza difficile figurarsela, non parliamo del crederci, questa Trinità; immaginiamoci quanto possa risultar ostico parlarne ,magari in pubblico. A capo chino accetto le apostrofi di chiarissimi teologi che, sono pronto a giurar o mal me ne incolga, producendo magnifici esempi non avrebbero alcuna difficoltà nel connotare il dogma cattolico di fondamentale importanza, sarebbe a dirsi della presenza in un sol atto di Dio Padre, del figlio e dello spirito santo. Tuttavia per i vieppiù numerosi inesperti del settore, si converrà con me che parlarne senza avere le idee chiare è tutt'altro che facile; parlarne poi ad un'assemblea che le idee chiare le ha ancor meno di voi è peggio che andar di notte.

E parlarne alla predica domenicale in un paesino sperduto al centro della Sardegna?
"La Trinità, è come una capretta che fa la pipì su di una montagnetta di terra, il getto è unico, ma poi si divide in tre piccoli ruscelletti." Tanto per parlare terra terra. Mi pare superfluo aggiungere che quest'omelia, e ciò che più conta l'esemplificazione, è realmente stata proferita da un prete sardo parecchi anni or sono, in autentica lingua sarda; ho solamente proposto una fedele -ed a questo punto oserei dire osservante di principii- traduzione in italiano. Il prelato per quanto non sicuramente un fine esegeta, si rivolgeva alla sua comunità ben consapevole che gli esempi dovevano esser chiari ed estratti dalla vita quotidiana, pena il vanificarsi del loro sostegno didascalico con conseguente messa in dubbio della di lui pastorale tutta, e imperdonabile mancanza nei confronti di una comunità che abbisognava, specie in quegli anni così immediatamente post-conciliari, di una catechesi solida e adeguata.

Abbiamo parlato di Dio,di suo figlio ed ora non ci rimane che parlare dello Spirito Santo,colui che c'è ma non si vede,tutti sanno che esiste ma nessuno ne parla,partecipa al dispiegarsi della Natura di Dio eppure pare ad essa estraneo,come se provenisse da molto più lontano. Per esempio dalla Russia. Chi è e cosa combina di bello in questo momento Vladimir Vladimirovic Putin sarebbe davvero troppo lungo spiegare, complicato e incompatibile con il tempo che ho l'obbligo di dedicare al mio amico quiz,cui devo quotidiane attenzioni,come un epigono dei più amorevoli Tamagotchi. Vorrei solamente parteciparvi di alcuni piccoli e gustosi pensieri che mi son tornati in mente, fin che riflettevo appunto della Trinità. Qualcuno di voi ha più saputo qualcosa circa gli esiti della guerra in Ossezia? E se un uomo in aereoporto a Mosca si fa esplodere come atto terroristico,qualcuno di voi sa chi era davvero e perchè ha compiuto questo gesto? Mentre nei giornali si continua giustamente a parlare della Natura di Dio,con sforzo encomiabile e tutt'altro che immune da rischi, viste le ultime rivelazioni,ho deciso che nel prossimo post darò anche io il mio piccolo contributo all'informazione, tracciando per tramite delle ultime vicende russe un sintetico quadretto dell'uomo per il quale Dio è disposto addirittura a compromettere la pluridecennale amicizia con gli Stati Uniti. Quanto avete appena letto era una piccola presentazione,ci rivediamo al prossimo post.

domenica 23 gennaio 2011

Mk3b & la Brezza.

Un caloroso ben trovati. Si apre adesso il filo diretto con "Appuntamento con la storia già sentita". Per porre domande,intervenire,e avere parte nella vicenda potete tranquillamente contattare il numero azzurro 335 150043* e chiedere che cazzo sta succedendo. Dati i limiti del tempo a disposizione non sarà possibile dar corso a tutte le telefonate. Ci scusiamo in anticipo con i telespettatori.
Quei pochi di voi che non sono ancora stati colti da un imperioso attacco di diarrea a spruzzo, nell'attesa della Beata Speranza ed accordandomi così una fiducia silenziosa ed assertiva, si staranno probabilmente domandando cosa sia l'Mk3b;tenendo poi maternamente in seno la domanda siamese con la precedente, che usando loro gentilezza di dovere, con atteggiamento liberatorio esprimo io in luogo d'essi :Cosa c'entra in tutto questo la brezza?
E' il tempo delle risposte.
"Nel 1986 un profondo restyling diede origine alla " Mk3B" (per alcuni anche conosciuta come "Mk4" facendo di conseguenza slittare le numerazioni successive). A cambiare furono il frontale (completamente ridisegnato, più morbido e affusolato), i paraurti (integrati nella carrozzeria), i gruppi ottici posteriori (ampliati) e gli interni (completamente ridisegnati, con nuova plancia, sedili, pannelli porta e rivestimento del padiglione). Il rinnovamento coinvolse, ovviamente, anche Station Wagon e Cabriolet."
Seguono note tecniche. (tratto da Wikipedia).

Mio babbo aveva una Escort,bianca, cinque porte,1600 diesel . Dio ha tante Escort,la più famosa oggi è abbronzata,tre porte, 7000 euro. Pare che sia nipote di Mubarak,ma vorrei a tutti voi ricordare che Muḥammad Ḥosnī Sayyid Ibrāhīm Mubārak-e che il dio di tutti gli uomini di questa assurda terra gli conceda pace e serenità -il presidente che accolse nel suo paese a maggioranza musulmana l'anziano capo della Chiesa Copta,non annovera l'Escort tra i suoi nipoti ; Mohamed Alaa Mubarak, di 12 anni era però davvero nipote di Mubarak. Era, perchè è morto,e il nostro Dio prima di sfruttare una tragedia per nascondere le sue lordure avrebbe dovuto pensarci. Anche perchè, la notizia della morte,l'aveva data propio lui.
Tuttavia parlando di nipoti,e mi scuso per l'introitus di questo post che apertamente confligge con mio precedente proposito di estrudere la Natura di Dio dai nostri interessi,è di un nipote particolare di cui oggi vorrei dissertar con voi,e cioè Tarak Ben Ammar,nipote per parte di madre del deposto capo di stato tunisino Habib Bourguiba ; leader quest'ultimo, della grande lotta per l'indipendenza del suo paese dalla Francia,uomo illuminato e progressista,aperto nelle sue posizioni in favore dell'universo femminile e saggio uomo politico che dal dialogo con l'ex-combattente antinazista Pierre Mendés Primo Ministro francese seppe evitare al suo paese il bagno di sangue che funestò invece la vicina Algeria,che quasi negli stessi anni reclamava a gran voce libertè egalitè fraternitè. Bourguiba fu estromesso dalla carica di presidente grazie ad un losco referto medico che lo dichiarò ormai incapace di governare data la veneranda età, e il 7 Novembre del 1987 Zine El-Abidine Ben Ali,salì al potere ringraziando il SISMI e l'Italia ;che così insediò il suo piccolo dolce dittatore anche lei,come fa lo Zio Sam in tutti quei luoghi del mondo che considera cornucopie di risorse energetiche di propria esclusiva proprietà,fin dai tempi in cui Berta filava. Ben Ali è amico e socio d'affari di Ben Ammar e-ça va sans dire-amicone di Dio col quale condivide tutto,anche l'esser nati entrambi nel settembre del '36,le Due Tigri del '36.

Modico e temporalmente definito sentimento di compianto e contrizione per la perdita nel settembre del '36 di Benjamin,ultimo esemplare in cattività della tigre della Tasmania,morto nello zoo di Hobart, Australia.

Ben Ali affossa la Tunisia nella dittatura e nel culto della personalità come Dio comanda, demolisce l'impianto democratico e libertario di un paese leader dei diritti nel Nord Africa,soffoca con la tortura gli oppositori politici ed erompe nella scena sociale con mass media che a lui figlio di Dio portano oro incenso e mirra. Rinnovo il benvenuto a tutti voi con "Appuntamento con la storia già sentita" . La televisione che più si applica in sonate per viola d'amore è Nessma,di proprietà ovviamente di Tarak Ben Ammar,ma anche di Mediaset e di Muʿammar Abū Minyar al-Qadhdhāfīi, Gheddafi per gli amici. Nessma significa "brezza", Ben Ammar ne va fiero e invita anche Dio a comparire in trasmissioni nelle quali, oltre a parlare di Natura ci si effonde in lodi a gote rosse, tutte rivolte verso il presidente Ben Ali. In cambio il nostro oscuro califfo contrae accordi commerciali con 680 industrie italiane, e ad Andrea Ronchi, ministro per le politiche comunitarie 2008 2010 -in Tunisia per firmare l'acccordo per la costruzione di una centrale di distribuzione dell'energia- non frega proprio nulla se i diritti umani in Tunisia sono un pitale sotto il letto del presidente.
A questo punto però la situazione sfugge di mano,il nipote d'oro scarica l'amico scomodo e comincia a trasmettere nella sua televisione le immagini della rivolta. La brezza ha cambiato direzione. Dio se ne lava le mani-ahimè Ponzio,non bastavi solo tu!-e lascia in un' isola sperduta del mediterraneo il proprio figlio qualche ora ad aspettare che finalmente l'Arabia Saudita lo accolga,esule figlio diseredato, in seno alle proprie cure.
Fa sorridere che Ben Ammar non abbia proprio dimenticato l'amicizia ed abbia spedito Ben Ali dai suoi vecchi datori di lavoro il principe saudita Al Walil Bin Talal.

Al di là della pletora di noiosi dati esplicativi,con i quali temo di aver ingolfato la vostra delicata digestione delle informazioni-a chi la stipsi a chi la diarrea,sono preda di mortificazione-ciò su cui vorrei riflettere è questo: Non cade invano nel 2011 un presidente di uno stato. Se Ben Alì non è più al potere è perchè a qualcuno lassù che ci ascolta non interessava più che lui lo fosse. Se Ben Ammar non l'ha più sostenuto,e se l'Italia non gli ha dato asilo politico è perchè ha ricevuto forti pressioni contrarie dall'alto,da più in alto ancora. E le pressioni a questo mondo vanno a suon di dollari o meglio ancora di Yuan. Penso questo,non per banalizzare il gesto estremo di un ragazzo che si da fuoco,o la potente espressione di un popolo che combatte per la libertà,ma già pochi anni fa rivoluzioni contro biechi dittatori dell' Europa dell'est sono state pilotate ad arte da potenze occidentali che mai si sono sporcate le mani,conducendo apertamente ma mai in prima persona quelli che si chiamano i colpi di stato pacifici, con in guanti di velluto. Chiedete a Manon Loizeau, nella seconda parte di Report-Rai tre del 03/06/2007.

Ali e Yassim, immigrati tunisini in Italia quasi si commuovono quando mi parlano del loro vero presidente tradito, Bourguiba. all'apertura del suo conto il giorno della morte trovarono se non ricordo male 7 dinar e 500. Circa tre euro, centesimo di più,centesimo di meno.

Adesso ci pensano loro...a patto che sappiano pensare.

Mentre tutti i mezzi mediatici nazionali dispiegano le loro forze sul caso della Natura di Dio, non c'è voce politica che non si sia levata. A destra si pratica l'apologetica più creativa e disperata -come quella dell'ottima Santanchè- mentre a manca si cade nella pruderie più totale; dall'alto si ricevono inviti alla sedazione, dall'altissimo si odono fumosi richiami ad una morale perduta di cui ognuno fa un po' quel che vuole.
Una voce invece fa sentire tutto il suo pesantissimo silenzio.
La Lega Nord tace. Si potrebbe pensare che il legalismo forcaiolo di quindici anni fa si sia smarrito nelle imbottiture delle poltrone ministeriali, ma non è tutto lì.
La Lega non è totalmente assente: ripete una sola parola, come un bonzo ripete un mantra.
Il mantra del federalismo non serve solo a battere cassa, ora che la chiusura della baracca sembra sempre all'orizzonte, anzi.
Anzitutto assicura "la base" che seduti lì in parlamento stanno combinando qualcosa, a parte di occuparsi dei cazzi personali del premier ( e mai locuzione fu più aderente), perchè qualunque bolla raccontata sufficientemente a lungo diventa una verità. Quindi la Lega sta incontrovertibilmente producendo federalismo, dato che ripete ossessivamente che questa è la priorità. E non importa se l'ANCI (Associazione Nazionale Comuni Italiani) boccia in tronco il decreto sul federalismo fiscale, perchè non saprebbero più in quale tasca dei residenti infilare le mani per prendere i soldi mancanti: Calderoli dice che va tutto bene, Bossi spernacchia -forse l'ictus gli ha compromesso definitivamente l'area del Broca e non riesce più ad articolare suoni- e puf. I problemi sono spariti. Il Federalismo è la priorità. Stiamo facendo il Federalismo.
La Lega ha capito come fregare il suo stesso elettorato. Intercetta magistralmente quella tendenza all'omertà declinata in salsa verde che è il menefreghismo dell'egoista: finchè non tocca il mio interesse, non me ne cale. La meravigliosa inclinazione del contadino padano a tenere la testa bassa come i muli e menare dritto per la strada che gli hanno insegnato, e a non vedere nè sentire nulla che non lo pungoli con decisione nei quarti posteriori.
Quindi Berlusconi può far quello che vuole - in fondo è solo l'utile idiota che ha venduto il paese al Senatùr per il piatto di lenticchie di una riforma che non è mai stata fatta (quella della giustizia) e che, come volevasi dimostrare, è stata buttata a mare ai primi scricchiolii della barca- noi intanto lavoriamo. Noi portiamo a casa i risultati.
Questo, oltre che a creare una astutissima campagna elettorale d'anticipo, rafforza quella specie di feticcio raffazzonato che è l'identità padana della base elettorale, che ama sentirsi la parte migliore dello stivale, l'unica Italia che lavora, che produce, che fa: tutto il resto son terroni, scansafatiche e perdigiorno. Costruisce un'identità anche questo: il silenzio, il subordinare ogni cosa all'utile e al particulare.

Nel frattempo, sotto il polverone ne succedono di cotte e di crude, ed eccone un paio, sempre ad opera della Lega che fa, che porta a casa risultati, sempre in accoppiata vincente con gli utili idioti del defunto PdL.
La Provincia di Padova (giunta PdL/Lega) regala un delizioso calendario ai bambini, in occasione dell'Epifania. Colorato, ben illustrato, pieno di filastrocche in un improbabile dialetto veneto unificato, una specie di esperanto locale. Tra le ricorrenze c'è il batimarso , che quasi nemmeno mio padre saprebbe ben dir cos'è tanto era già dimenticato nel dopoguerra. Manca la Festa della Liberazione, surrogata dalla festa del bòcolo di San Marco. Figuriamoci che fine fa quella ricorrenza da comunisti che è la Festa dei Lavoratori il 1 maggio: non esiste.
Un solo comune, che si sia saputo, lo ha coraggiosamente rispedito al mittente. Ma si sa, la faziosa giunta era composta da quei mangiabambini del Pd.
Passa un po' di tempo, e la memoria da pesce rosso dell'italiota medio fa giustizia del caso del calendario: arriva Elena Donazzan, assessore regionale all'istruzione. Prima sbagassa i soldi pubblici in una Bibbia ad ogni alunno - per carità, gran libro la Bibbia, ma al di là del rispetto per chi non condivide la visione religiosa, ci sono scuole a cui veramente manca la carta igienica e in cui i muri cadono fisicamente a pezzi- poi scrive una letterina. La scrive oggi, quindi non sappiamo esattamente cosa contenga, ma l'ha anticipata, giusto per non farsi mancare nulla.
In questa cortese missiva inviterà tutte le scuole e le biblioteche della Regione a non tenere libri di autori che considera "cattivi maestri", cioè quegli autori che hanno firmato l'appello a favore dell'ex Br Battisti. La vicenda è ottimamente seguita dal collettivo WuMing, ma c'è una cosa da condannare a gran voce, da gridare sui tetti.
Questo è il lupo con la cuffietta della nonnina.
Dietro a questo c'è l' humus fangoso della presunta identità del padano, in cui la cultura è, nel migliore dei casi, uno strano animale pericoloso da domesticare con la sedia e la frusta, ma quasi sempre è un orpello inutile, qualcosa che logora chi ce l'ha, che lo perverte, mentre nella mitopoietica padana ci sono i calli del contadino ben difesi dalla sua terza elementare.
Insieme a questo c'è il berlusconismo, che in trent'anni di telecrazia ha ormai definitivamente inoculato negli italiani l'idea che leggere non serve, visto che le donne te la danno comunque, che si diventa ricchi perchè si va in televisione a fare i mentecatti nullafacenti tanto quanto lo si fa nel salotto di casa propria. Che in fondo essere ignoranti non è una colpa, non è un male, che siamo tutti un po' così, un po' peggiori. Diamoci una pacca sulla spalla e consoliamoci.
A questo aggiungiamo un uso fascista del potere mediatico e legislativo, un linguaggio nazistico e genocida sbandierato a grandi urla e meditiamo poi se è davvero il caso che ci pensi Bossi.

giovedì 20 gennaio 2011

La natura di Dio

Per un misto di tenerezza, semplicità e pudore, o forse per l'embargo culturale non sempre autoimpostosi e oramai inveterato al punto tale da essersi reso fiacco l'erompersi tellurico della modernità, per la mancanza di mezzi, per la mancanza di capacità, per un'attitudine mista e composita ( insolita miscellanea di menefreghismo, egoismo, ed omertà ) insomma per tutti quanti i motivi precedentemente espressi e chissà mai per altri ancora ingnoti, vi partecipo del fatto che in quei lontani paesini sardi, agglomerati di case sparse tra le montagne e abitati da strani esseri dal linguaggio incomprensibile, gli attributi maschili e femminili, che in senso figurato per l'inesorabile incedere del turpiloquio, oggi sono sulla bocca di tutti a vario titolo di "cazzofigaculotette", sempre nel linguaggio dei Barbari(cini) erano uniformemente chiamati "Natura", termine italiano.
Al medico condotto di stanza ogni 500 abitanti cui si voleva descrivere una situazione ginecologica come prolasso uterino, dismenorrea o via dicendo si diceva solamente "Ho un problema alla Natura".
Se comparivano delle fastidiose aderenze nel solco balano-prepuziale o un'improvvisa e lancinante orchidoodinia, stessa roba: "Ho un problema alla Natura". E il medico capiva.
"La Natura" per la tradizione del posto, più che un qualcosa di bucolico o faunistico e al di là dei goliardici parallellismi col boschivo o l'ornitologico, era insomma la definizione che si usava per indicare i genitali di uomo o di donna, null'altro di più.
Ma si sa, le tradizioni, anche linguistiche, specie se radicate, difficilmente superano i confini del paese d'origine, e meno che mai nello specifico: al dilà dei paesini sperduti,"la Natura" lungo la costa Sarda e soprattutto nelle città come Cagliari, continua comunque ad essere ciò che è comunemente intesa, cioè l'insieme armonico della flora, della fauna, dell'orografia e dell'assetto fluviale che circonda o per meglio dire si difende dalla mano dell'uomo e rimane li, fino a che una qualche industria occidentale non decide di poterne fare a meno, lei e i posteri.
Immaginatevi quindi che facce si videro in chiesa una domenica mattina, specie tra i banchi femminili, quando un piccolo pretino pupillo dell'Arcivescovo di Cagliari, intriso di teosofia seminaristica e mandato non si sa perchè in un paesino barbaricino a far tra i pastori di pecore il pastore di anime, dal pulpito prese a dire quanto bella fosse -e bella davvero- la Natura del buon Dio.

Dunque benvenuti in questo blog, che a tutti gli effetti non vorrebbe mai parlare della natura di Dio oggi qui in Italia. Della sua natura ne parlano le intercettazioni, quel coprolita direttore di Tg, quel preservativo pieno di piscio che gli organizza feste nella villa in Costa Smeralda ed anche se non ne parlano, in effetti sono in tante che la natura di Dio possono dire di averla sempre in bocca.
Vorrei che in questo blog si riuscisse se non a
fare informazione, almeno a parlare di quel che nel mondo succede al di là della vergogna italiana, vorrei dedicare una parte del mio tempo a diffondere notizie che sono come topolini: o fanno tenerezza per quanto sono piccole e ignorate, o fanno schifo e nessuno ne vuole parlare.
Segnalo comunque -e davvero poi smettiamo di parlare del sesso degli angeli- un bellissimo articolo di Giuseppe d'Avanzo comparso oggi su Repubblica che per comodità potete trovare qui.
Alla prossima!