domenica 13 marzo 2016

Il lupo Ezechiele


Questo è stato il primo compleanno al difuori dall’italia. Credo sia un buon inizio.
So che esistono problemi molto più seri di quello di cui sto per parlarvi, ma al mondo esistono anche le formiche e le pulci, non solo gli elefanti e le megattere, pace se ne facciano tutti, è andata in questo modo. Vorrei dedicare questo compleanno a loro tre, che in questi giorni mi hanno accompagnato fino alla fine, dando per la mia soddisfazione la cosa più preziosa che nella loro vita possedevano, cioè la vita.
Amo creder che il primo di loro abbia visto la luce immerso in un silenzio grigio, si sia guardato attorno con piccoli occhi ciechi e abbia lentamente cercato di sollevarsi da terra quel tanto che basta per raggiungere un bitorzolo invitante da cui succhiare il latte, poco più in alto di lui. Mesi fa, poco dopo che quel grumo di cellule che lo compongono ora si guardassero le une le altre dicendosi “Ci siamo tutte?”, la certezza di dove sarebbe stato quel capezzolo e di come si dovesse usare si era accesa come una lampadina, e così una volta venuti al mondo arrivarci era semplice e naturale come rientrare a casa dopo una giornata di lavoro in ufficio.   Poi lentamente si sono trascinati li gli altri, alla spicciolata, fino all’ultimo,che per arrivare ai piani superiori si è dovuto arrampicare sopra quel tiepido pavimento rosa, e da quel soppalco lassù ha iniziato subito a capire che significa”gli ultimi saranno i primi”. Lui è Timmy.
Il secondo amo credere invece sia stato accolto da un modo pieno di rumori,di rumori ma cosa molto più importante di odori. Odori di erba fresca messa a seccare, di attrezzi usati in legno, di caldo e profumato sterco marrone e di terra resa asciutta dal freddo. A lui li odori da subito avevano comunicato tanto e lui è Jimmy.
Il terzo invece non ne voleva sapere di tutta quella inutile gincana e ha faticato assai a seguire gli altri. Non si conoscevano con Timmy si sono solo incontrati molto più tardi, con un sorriso beato e sognante salutandosi per poi non rivedersi mai più. Lui è Tommy.
Ora, non so se ci sia poi tutto questo grande da fare nella vita di un maialetto, a parte i compiti dico. Non credo pergiunta che i nuovi nati siano oggetto di tutti gli studi comparativi caso-controllo che consigliano vari tipi di latte antistipsi o antireflusso, studiano il rapporto tra il parto vaginale podalico vs cesareo e i disturbi dell’apprendimento, analizzano il peso e la quantità di emoglobina residua nella placenta dopo lothus birth e lo comparano con l’attitudine a sviluppare dipendenza dalla psilocibina; voglio dire che i maialetti almeno loro hanno una vita più tranquilla e il loro futuro per breve che gli umani decidano possa essere è in un certo senso (ma solo in un certo senso)più semplice. E naturalmente più roseo.
I giorni saranno passati con visibili differenze tra i tre, specie Jimmy dico, avezzo alla vita rurale e autentica. Il viaggio dalla fattoria al luogo dove sono cominciati tutti gli esami del sangue e dove ha incontrato anche Tommy e Timmy, il viaggio cui lui e tutti i suoi fratelli sono stati costretti deve essere stato per Teddy come una sorta di cataclisma.Tommy e Timmy invece, secondo me, quello che sarebbe successo se lo aspettavano già.
 I controlli veterinari si sono conclusi rapidamente, una scienza nata per curare gli animali si mette poi al servizio del loro sterminio è a prima vista un aberrazione, ma siete sicuri che esista una scienza immune da queste deviazioni? Gli stessi raggi X inventati con un certo fine, non sono sempre figli della stessa scienza che ha reso possibili le bombe termobariche? E la virologia, così perfetta ed ipertecnologica nel dosaggio di anticorpi e nel titolare anche minime tracce di HIV-RNA nelle sacche da trasfusioni, non ha sempre lei aiutato nel produrre armi batteriologiche per importare la democrazia? In ogni caso i controlli sono andati bene, e per senso che possa avere la frase, Timmy, Jimmy e Tommy sono sani.  Come pesci.
Immagino il momento del gas. La paura folle di quell’ambiente pulito e asettico, impossibile da essere subito sporcato dagli sfinteri che si aprono e si contraggono disperatamente,ma senza permettere fuoriuscita di feci a causa della terribile diarrea che ha colto tutti due giorni fa. Quella roba nel mangiare, serviva solo per “lavare”. Con le anse intestinali distese da feci e gas la laparoscopia è infinitamete più difficile da farsi. L’ultimo grido di terrore e poi quel sorriso stolido del gas, ipnoinducenti e curari, poi quel tubo cacciato giù in trachea e via sul tavolo: Francesco quante nefrectomie hai fatto tu da primo operatore?
Timmy mi è morto sotto i ferri, dopo che gli ho tolto per esercizio un rene, ho resecato un ansa per un anastomosi intestinale intracorporea e gli ho tolto la milza per metterla in un sacchetto, sempre per esercizio. Gli altri hanno resistito, ma alla fine una puntura gli ha tolto la vita. Sono qui a raccontarvi quel poco che so della loro vita e se tutti voi che mi avete fatto un augurio per il mio compleanno me ne volete fare uno sincero e profondo, auguratemi che quei tre piccoli porcellini non siano morti invano, e che io moderno lupo Ezechiele sappia rendere grazie al loro immenso sacrificio. Auguratemi che dalla loro morte possano rinascere altre vite e che ciò che ho appreso possa io efficacemente metterlo a servizio dei bambini che un giorno verranno ad incontrare tristi la mia strada. 

sabato 6 febbraio 2016

Un po di perché.



In realtà io sono partito alla ricerca di un perché,ma un perché diverso da quelli che normalmente spingono a fare un'esperienza all'estero. Non sono qui perché devo imparare il francese,l'inglese, la Chirurgia e Urologia Pediatrica. Non sono qui neanche sinceramente parlando per scrivere uno straccio di articolo con cui propormi al mondo accademico e congressuale e dire: Ciao! Sapete che ci sono anche io tra i giovani rampanti che vi guardano con un misto di bonarietà accondiscendente, fastidio e invidia?

Io sono alla ricerca di me stesso, questo davvero l'ho capito. E sono partito qui per iniziare questo cammino di ricerca. Quindi, riassumendo, perché sono qui?

Sono qui perché voglio tatuarmi la lingua a scacchi e girare con un cartello "Fai la mossa giusta".
Sono qui perché le piazze in onore dei Martiri della Resistenza le fanno solo nelle periferie.
Sono qui perché un caro amico ha finalmente pubblicato un romanzo, uno ha comprato casa e si sposa ed un altro vuole fare un figlio, credo tra poco.
Sono qui perché è pieno di discese, ed è la volta buona che mi uccido con la tavola.
Sono qui perché è pieno di salite, non come a Padova, e qui puoi guardare dall'alto quanta strada hai fatto, farti coraggio.
Sono qui perché li dove ero non ne potevo più.
Sono qui perché voglio conoscere tutti gli autori dei commenti memorabili su Facebook e dire loro che anche se non so chi siano, voglio prendere la vita con la loro voglia di ridere (o piangere).
Sono qui perché sul quadrato con Thomas Hearns volevo esserci anche io, contro Sugar Ray nel settembre '81. Mitico cazzo,davvero, guardatevelo.
Sono qui perché ci deve essere un altro modo di applicare rispetto reciproco e apertura mentale che non sia Charlie Hebdo.
Sono qui perché mia sorella ha vinto un concorso di fotografia.
Sono qui perché voglio andare in Marocco poi, o in Thailandia. Dopo decido.
Sono qui perché ancora non ho iniziato a lavorare in ospedale, poi vedremo.
Sono qui perché trovare un perchè a quel che si vuole è una sfida con se stessi: meglio scegliere bene il terreno di battaglia, meglio variarlo anche. 
Sono qui per esercitare umiltà, capacità di scrollarsi di dosso le certezze, per mettere in discussione anche la più solida base su cui ho costruito me stesso in tutti questi anni.
Sono qui per dire aiuto è scappato il leone e vedere di nascosto l'effetto che fa:che significa? Significa avere addosso la maglia di Materazzi- Germania 2006 e toccarsi il petto ogni volta che saluti un francese.
Sono qui perché basta politica per un pò. Davvero. Per vedere se riesco a restare calmo e non sbraitare come un ossesso ogni volta che vedo immagini di Thomas Sankara, ogni volta che sento la colonna sonora de "La Battaglia di Algeri"di  Gillo Pontecorvo, ogni volta che sento parlare di "Lotta al terrorismo a Kobane, Homs, Palmira, Aleppo.
Sono qui perché sono ricco. E' un dato di fatto,come l'electro tango: contiene parti registrate di vecchi accordeoneisti, d'accordo, ma è una roba moderna, punto e basta.