domenica 20 marzo 2011

Risvegli & Ringraziamenti.

Era - all'epoca dei fatti- un pomeriggio soleggiato di inverno, e quel tepore morbido e cullante,regalo prezioso di un sole avaro di comparse pareva disceso apposta dalle alte vetrate policrome della cattedrale per facilitare il lento e delicato lavorio digestivo, necessario nel caso specifico che già parecchi di voi avranno indovinato, per consentire finalmente al nostro prete sardo preferito di aver ragione del corposo pasto domenicale, annaffiato dal famosissimo Cannonau di Sardegna. Difficile accorgersi dell'esplicitarsi delle funzioni controllate dal Sistema Nervoso Autonomo, esse si svolgono indipendenti dalla nostra volontà, se non inconsapevoli, noi rimaniamo esclusi dalla possibilità di dirottarle a nostro piacimento, esse procedono e noi non ce ne accorgiamo. Tanto il ribollire metabolico progrediva indisturbato e senza richiamare l'attenzione dell'ormai anziano canonico Secchi, quanto l'accesa ed intensissima discussione teologica che si sviluppava intorno a lui lo vedeva inconsapevole, ignaro ed all'oscuro. Ginocchia unite, mani intrecciate l'una con l'altra, seduto con la testa reclinata indietro, debolmente inclinato sul lato destro per intercettare il sostegno del bracciolo in legno dello scranno, "predi Secchi" dormiva che non l'avrebbero svegliato neppure le cannonate. E russava come un ottetto di controfagotti. Si era addormentato dolcemente, mentre tutti i prelati convocati come lui dall'arcidiocesi cagliaritana discutevano sulla pillola contracettiva, proprio quella domenica pomeriggio ormai cinquant'anni fa. Predi Secchi ricevette in seminario un' infarinatura di base circa i principali meccanismi fisiologici e studiò cenni di anatomia umana da un vecchio libro dello zio dottore -memorabile spiegazione ai parrocchiani sulla concordanza tra anello nuziale e vena brachiale sinistra, oggetto di un prossimo post,naturalmente-ma le secrezioni pulsatili circadiane, di feedback negativi dell'asse ipotalamo-FSH-LH, erano per predi Secchi, e onestamente anche per chi scrive, davvero troppo avanzate; in più l'orario infame e galeotto.
I gesti furono tre: l'arcivescovo si interruppe di colpo per chiedere il parere del partecipante più anziano,il confratello accanto a predi Secchi diede un forte scossone al dormiente interpellato,e predi Secchi scattò in piedi sveglio d'un colpo e domandò con fare declamatorio : Ma eccellenza, interrompe il digiuno eucaristico?

Per i non addetti ricordo solo che intendesi digiuno eucaristico il divieto-esclusi casi debitamente selezionati- di accostarsi al sacramento dell'eucarestia se non si è digiuni da almeno un ora da cibi solidi e liquidi che non siano acqua.

Perchè intitolare questo post risvegli,un poco perchè sento che di risvegli in giro ce ne sono parecchi. Un Giuliano Ferrara in tv con quella coprocultura scaduta del suo personale indottrinamento, risvegliato di botto o riesumato improvvisamente e di nuovo su teleschermi. L'occidente che si sveglia ora e bombarda la Libia,prima consentendo a Gheddafi per decenni di martirizzare il suo popolo, assoldare mercenari tratti dai suoi sporchi traffici con regimi dittatoriali africani che lui ha sostenuto cresciuto ed appoggiato (CiadGuinea Conakry , Mali, Burkina Faso ) poi  svegliandosi di sopra-assalto con un assalto da sopra dopo che i ribelli sono stati massacrati con armi vendute specialmente dall'Italia, chiedete a Finmecanica.
Il risveglio tuttavia è si di botto, ma nei tempi concordati. E' infatti pruriginoso che certe notizie arrivino troppo presto,ciò che è più importante occultare è infatti il passato prossimo, spesso il remoto non è più pericoloso. Si dibatte attorno al nulla, intenzionalmente tralasciando i motivi che hanno portato certe situazioni a prodursi, per stringere e costringere sempre più il mondo intero a pendere dalle labbra di Consigli di Sicurezza che promulgano mandati e linee d'azione. Sull'Egitto tutti piangono i morti della rivoluzione, ma perchè nessuno dice che gli americani hanno istruito i rivoltosi, e forse anche in Libia solo che poi dopo tutto gli è sfuggito di mano? Se anzichè svegliarsi così in ritardo e abborracciare scusanti e imbastire opinioni liofilizzate, si rendesse di dominio pubblico l'effettiva natura dei propri relativi antefatti, non credo che verrebbero a mancare comunque tantissime facce stupite e contrite "per l'incolumità della popolazione". Però almeno le si potrebbe prender meglio per ciò che sono:


Concludo specificando che la foto non ritrae me là dove non è che luca, tuttavia addormentato come sono non mi sono neppure accorto che la piccola Kiwi mi stava organizzando due feste a sorpresa, una a Padova e una a Cagliari. Le feste sono state stupende, ringrazio tutti voi e son sincero, il ritratto sopra è per chi ci governa.

mercoledì 16 marzo 2011

Aspettando Kiwi.2

Posted by Picasa
"Piedini innamorati"
Sono mortificato per la qualità pessima del video ma è il meglio in assoluto che sono riuscito a fare.
Se mai qualcuno di voi fosse interessato a una qualità video migliore posso inviare via mail l'originale.
Se mai qualcuno di voi fosse mortificato dalla banalità del video in sè sarei interessato.
Naturalmente altrettanto ben accetti commenti positivi in senso lato.
Un saluto ed un abbraccio a tutti.
G. 

lunedì 14 marzo 2011

Co Dio ciamò Moisè. - Omaggio del kiwi-

In tel tempo che Moisè, de sestiere Castèo, jera drio portar pai pascoi e piegore de Ietro che gera so pare de so mujere, travarsò el deserto, e rivò aea montagna del padreterno, che se ciamava Oreb. Ea montagna, no el padreterno.
Un agnoeo del padreterno se jera sconto in te un rovaro che brusava. Dirà i posteri che un rovaro no saria propio el mejo posto pa sconderse, e un rovaro che brusa po gnanca pa manco, ma un agnoeo xe sempre un agnoeo, e no ga tutti sti problemi de soferense e de incomodi che gà avuo i omeni da quando el padreterno, nea so sapiensa, i gà mandà a peadoni fora de l'eden.
Moisè vardò sbainà el rovaro: no ghe credarè, ma sto ostrega de brecano el brusava ma no se consumava, no faxea bronsa nè falive. E Moisè penso: "ghesbò! ghe ndarò da rente a vardar megio sta maravegia: come xè che sto grebano no el se consuma?" El padreterno, che gavea moeà el poro agnoeo a rostirse in tel rovaro, se incorse che Moisè se gera incuriosìo, e ghe criò da drento el brecano: "Ou ti, Moisè!"
E lu indrio "Ti e i ta morti cani, cossa nasse?"
E el padreterno, notoriamente de teraferma, ghe ga dito: "Fermo là, venexian de merda! Sempre co sta fregoea de ndar a rompare i santissimi in tèra de staltri! E cavite chee scarpasse onfegae, che a tera che te ghè soto i pie ea xe santa!" E sensa gnanca ea bonagrassia de spetar che Moisè finisse de cavarse i socoi e podesse domandarghe gnente, ghe dise: "Mi so el padreterno, de to pare, del pare de to pare e de tuti i to avi". E Moisè se butò el manteo suea testa, che no gaveva massa corajo de vardare el padreterno nei occi, anche se xe sta na roba un fià da mona parchè, a rigor de logica, gavarìa vardà un rovaro che brusava, o a farla granda, un agnoeo un fià sfigà che se rostiva drento el deto rovaro, ma, cossa vuìo farghe, el toso jera venexian e casteanoto, quindi miga massa intijente.
El padreterno iddio ghe ga dito: "Go oservà ea me zente in Egito, i criava  e i se lagnava cussì forte che me gà descantà, mi che jero drio farme un sonéto. Insoma zà che jero svejo go oservà e soferense che i pativa. So vegnùo zo del leto, eora, zà che so in piè, i libarerò dal poder de Tebe ladrona, e i farò ndar in una terà bea granda e spassiosa, piena de pianure, dove che late e miee i core pai campi come aqua dei fossi. Ma no sta credere tì che ghè sarì soeo che vialtri. Ghe sarà Cananei, Itìti, Amorei e una manega de altra zente che vialtri leghisti ciamarì clandistini,  che i clandistini in sta terà sarì vialtri, cussì imparè puito. Ciapa."
E Moisè eo gà inondà de domande "Ciò vecio, chi sarìa mi par andar dal faraone a romperghe i ovi, e tirar fora tuti i ebrei de l'Egito? Queo el me verxe come una canocia! E poi se vago dai ebrei e ghe digo che el padreterno el me gà dixesto tute ste robe, quei me ciapa par mato e i me manda ai mati de san servolo! E i me domandarà come che te te ciami, e ti no te gà avesto ea bonagrassia de dirmeo, e gavarò da inventarme qualche monada! E po no so gnanca massa bon de parlare, ghesboro mi, co sta ere no se capisse un casso de queo che digo!"
"Eora andè tuti in mona, tuti quanti e anca ti, Moisè, e chea vaca de to santoea!"
El padreterno, incassà nero, ciapò su el so agnoeo rosto e tornò in cieo a farse un soneto, e a spetare che nassesse un Moisè ebreo che eo scoltasse un fià de più.

domenica 6 marzo 2011

Cinegiornale Gufe.


Qui di seguito il testo scritto,il riferimento è ad un piovoso giorno di febbraio.
Un grazie immenso a Kiwi per avermi sopportato nel portare a termine quest'elaborato.

"Dopo l'eroico attraversamento,di paludose regioni inesplorate,dopo aver offerto il petto nudo alle diaboliche intemperie delle campagne circostanti sfidando il rigore del tempo e il  pessimo stato delle comunicazioni stradali il prode milite avanza alla volta del comando generale assediato.Piste di fango,sdrucciolevoli,dove i veicoli sprofondano,si impantanano,deragliano,costringono il fedele mezzo anfibio all'incolonnamento dietro file di autocarri che vengono requisiti all'istante per non rallentare il ritmo di marcia. Il possente apparecchio
 lotta contro il tenacissimo fango,contro tutto,e contro tutti. L'avanzata non si arresta. Il soldato, colmo di veemente amor patrio e di inossidabile italica speme, superando d'un balzo gli sforzi inutili delle divisioni corazzate aviotrasportate piomba nel silenzio spettrale della sala centrale. Dall'alto pile di tazze ghignanti,
degna progenie di piatti dal simile colore. Pentole e tegami,colti di sorpresa dall'ardore risoluto dell'indomito liberator,si nascondono l'una dentro l'altra,preda di disperazione e incontrollabile paura. La spugna e il detersivo martellano alacremente forchette e cucchiai: è allarme immediato. Avanguardie di straccetti battono le steppe per tenere sempre agganciate le retroguardie nemiche.Epica lotta. L'impeto del combattimento non ha subito e non subisce sosta ,ma il nemico non tarda a dimostrarsi sopraffatto. Gli si riconosce l'onore delle armi.Ancora una vittoria. Piange di gioia il cielo di febbraio."