domenica 18 settembre 2011

La Rivoluzione. Parte 2 Condizioni storiche, vita di C.

Lo chiamerò C. non fosse altro per il trascurabile dato sociale, che la sua posizione in certi ambienti è assai ben nota, e mi dispiacerebbe anche solo che qualcuno lo rivestisse di attenzioni non gradite. Diversi per C. siamo tutti noi che disponiamo di individualità propria e non caramellata in quella melassa dolciastra dell'"opinione pubblica",  mentre roversi sono altri, le cui priorità non cadono certo nei campi dell'autonomia del pensiero, nella criticità, e nel vivere in coerenza ed onestà. Col grottesco clima politico di oggi le due definizioni sembrano in realtà sovrapponibili, ma mi auguro che noi tutti abbiamo ben chiare le differenze, così come le ha chiare C.
C. è stato lasciato solo, da tutti coloro che per brevi o lunghi tratti della vita hanno con lui deciso di dividere destino e sogni, per poi improvvisamente cambiare piano e salutarlo sulla strada di Damasco con una pacca sulla spalla. A credere a lui nessuna categoria di uomo o donna sociale o politica si è esentata dal mettere in atto prima o poi questo distacco fulmineo e incomprensibile, tanto che le sue conoscenze o passate frequentazioni hanno un ventaglio più vario della delegazione di Anacharsis Clootz, tra Belgio, Francia e Messico . A quel punto e a mio parer semplice e sentito, C. ha trascorso un lungo isolamento, e questo l'ha portato ad assumere atteggiamenti ostentanti un disavanzo di confidenza verso chiunque gli capitasse a tiro- o se preferite in termini più mondani e più efficaci- ad essere appicicoso ed alcune volte del tutto pesante, specie nei momenti in cui voi non avete tempo, e lui ha tutta la vita. Il gatto dunque corre mordendosi la coda: C. lasciato solo da tutti comincia ad fermare chi gli capita a tiro, che a sua volta lo evita per non venire sommerso da un crollo babelico di parole. C. è quindi sempre più solo.

Però ad ascoltarlo si impara molto. Si impara cioè che in anni in cui le parole avevano ancora il loro peso e il peso delle parole decideva del destino di chi le aveva proferite, molti che militavano in partiti della sinistra estrema-o più semplicemente, in partiti di sinistra-si riunivano per discutere, condividere idee e progettare rivoluzioni. C. era tra questi, aveva partecipato alle assemblee e conosceva di persona gli ideologi che infiammavano le folle e facevano impazzire i bollettini di cronaca, ormai quarantanni fa. Si parlava tanto a quei tempi, e poi si agiva per dimostrare a tutti che si faceva sul serio. C. non condivideva i metodi e le azioni dimostrative in sè e per sè, però partecipava e ragionava sugli operai, sugli oppressi, sugli oppressori e sugli inconsapevoli. Ebbene, tutti coloro che propugnavano, impugnavano e pugnavano oggi militano tranquilli in viscidi partituncoli democristiani e di centrosinistra, stigmatizzano i violenti e gli estremisti e siedono nelle poltrone di vicesindaco, assessore e parlamentare.
C. no. C. è rimasto sempre lo stesso, onesto e coerente con i suoi ideali, e dunque sempre più solo. Quella di C. non è solo coerenza, è anche costanza e determinazione, più che semplice solidarietà sincera verso gli sfruttati, la sua era veramente autentica condivisione.

Le condizioni storiche in cui viviamo non possono esser tali da consentire il nascere di una rivoluzione perchè manca la tenacia, l'ostinazione, la determinazione di C. Per fare una rivoluzione occorre esser sulle strade tutti i giorni, sacrificando come ha fatto C. ogni desiderio personale per una causa che riguarda " tutti noi",quindi in un certo senso " tutti loro". Occorre rimanere sotto gli insulti e l'indifferenza, le botte e lo scherno di tutti coloro che passano, i quali naturalmente dovrebbero essere i destinatari di quel mondo migliore per cui si va sacrificandosi. Sacrificio non è una parola vana, significa non andare a lavoro per mesi, (o più realisticamente non cercare lavoro) abbandonare affetti ed amicizie e dedicare tutto quanto il proprio tempo e la propria vita a manifestare, ad opporsi, a scender in piazza quotidianamente. Insisto sulla costanza e sulla presenza continua nelle piazze e nelle strade, nella mobilitazione permanente, poichè da questa nasce la diffusione dell'idea ad altri, da questa a mio parere scaturisce il ricambio, la trasmissione dei mandati rivoluzionari, da questa ancora deriva la comunicazione e dunque il raggiongimento dei cosiddetti grandi numeri.

Perchè le condizioni storiche sono oggi mutate? Perchè questo sacrificio oggi è altissimo, fin troppo alto, e nessuno può permettersi di compierlo. Ne è possibile richiedere una posizione del genere ai propri fratelli di umanità. Però essa è l'unica strada possibile, e tutti coloro con cui ho parlato, vecchi e giovani rivoluzionari alla fine si sono fermati qui, davanti all'impossibilità di compiere tale sacrificio, ormai troppo caro e sanguinoso.

sabato 2 luglio 2011

La rivoluzione. Parte 1: Numeri, cioè Fion ma anche Fiom.

I tempi che succederanno fanno forse disperare sull'accadere di secondo e terzo, tuttavia questo che leggete è il primo degli incontri in questo blog nei quali si parlerà di rivoluzione:  altrove nei post precedenti  non ho certo riposto sotto il moggio le mie convinzioni politiche, ma stavolta ci metterò tutta l' intenzionalità e la programmaticità possibili. Benvenuti dunque in un trittico che i contemporanei rivolgimenti del quotidiano quasi hanno commissionato modo antiquo, dato che a scrivere di un argomento così importante non mi sarei mai azzardato se proprio personalmente non ci fossi capitato di mezzo.

Babbo quando ero piccolo una sera aveva  aperto un libro e si era messo a leggere: Fiabe Irlandesi, edizioni Bur di James Stephens a cura di Margherita Cataldi. Tra le varie leggende molte erano del "ciclo di Fionn" mitico eroe irlandese dei tempi andati. Così Fionn una volta, assetato di conoscenza capitò sulle rive del fiume Boyne, dove sedeva Finn E'ces ovvero Finn-il-veggente, immobile da tempo immemore in attesa di catturare il Salmone della Conoscenza, li nella pozza del fiume Boyne. "Che farai dopo avere attenuto la conoscenza?" chiese Fionn. E Finn rispose: "Scriverò una poesia".
Fionn poco convinto chiese ancora " Come può il Salmone contenere la conoscenza nella sua carne?"
Finn rispose :" C'è un albero di nocciolo che sovrasta una fonte segreta in un luogo segreto. Le nocciole della conoscenza cadono in acqua dall'Albero Sacro, e mentre galleggiano, un Salmone le prende in bocca e le mangia. "Sarebbe più facile se uno si mettesse direttamente alla ricerca del Sacro Nocciolo, e mangiasse così le nocciole dall'albero!" propose il ragazzo. "No che non sarebbe molto facile-rispose Finn- perchè l'albero si può trovare solo grazie alla conoscenza,e la conoscenza si può ottenere solo dopo aver mangiato le nocciole, e le nocciole si possono avere solo mangiando il salmone.

Questo per dire che non sempre la via più diretta, la più pratica e la più decisa è la via possibile. Ma allora qual'è la via che porta alla pianificazione, alla messa in opera e all'attuazione di una rivoluzione? Avere i  numeri per farla? E' una questione di quanti si è? L'ultima volta che ho visto i numeri per una rivoluzione è stato allo sciopero generale in gennaio della Fiom, ma da allora come mai non è cambiato nulla?E' il cosiddetto momento storico non favorevole perchè ancora non si  sono create le condizioni necessarie? Dobbiamo preparare le condizioni necessarie per fare la rivoluzione, ma quali sono in fin dei conti? Oppure i programmi rivoluzionari sono ancorati a vecchie ideologie che allontanano perchè spaventano i componenti di quella "classe sociale"che forse più di ogni altra si sente soverchiata dall'ordine costituito, e lo spaventarsi nel riconoscersi in posizioni "sconfitte dalla storia" è causa di quell'allontanamento che fa mancare alla spinta rivoluzionaria l'appoggio e non ne garantisce la continuità necessaria per essere incisiva ed efficace. Parleremo quindi di Numeri, di Condizioni Storiche e di Programmi.

Numeri, e con questo titolo tutto il mio amore per il Vecchio Testamento.
Non possono essere i numeri (inteso i grandi numeri) dei partecipanti a un movimento politico rivoluzionario il cardine e la base su cui far partire una rivoluzione, e cioè - fatto salvo che ovviamente qualsiasi rivoluzione ha come punto d'arrivo l'ottenimento dell'egemonia almeno all'interno dello Stato- la spinta rivoluzionaria non può sottomettersi ad una soglia minima di partecipanti, al di sotto della quale sicuramente non ha senso neppure cominciare:  la rivoluzione può partire da un uomo solo. Se nel passato era indispensabile cominciare avendo dalla propria parte un ampio sostegno, (e più avanti dirò perchè) oggigiorno le condizioni sono notevolmente mutate. Le dittature che ci opprimono fanno del controllo delle masse e delle coscienze il loro punto di forza, partire da subito con l'idea di soppiantare il dittatore e convincerci di poter essere noi per discendenza divina a detenere lo scettro della visibilità e della comunicazione è illusorio, porta da subito ad amare sconfitte e mortifica la motivazione a proseguire le azioni di rivolta. Penso insomma che il raggiungimento di un ampio consenso popolare sia il vero obiettivo di una rivoluzione, è una strada lunga e difficile ma indispensabile, a patto che ovviamente il consenso di cui si va in cerca sia responsabile, libero ed in piena coscienza, non frutto di alchimie mediatiche che obnubilano il discernimento e il razioncinio. L'ottenimento della partecipazione attiva del popolo e il raggiungimento dei grandi numeri è il traguardo di una rivoluzione, non il punto di partenza. La rivoluzione deve dunque procedere per tappe, e la prima di queste è a mio avviso proprio il cercare di raccogliere consensi, o molto più precisamente, fare informazione. A questo punto pare quasi di essermi autocontraddetto, riconoscendo la priorità di un'alta quota dei partecipanti per poter procedere lungo il cammino rivoluzionario, ma non è così: non importa quanti si è all'inizio, il numero sarà raggiunto attraverso l'informazione secondo canali non convenzionali e soprattutto attraverso l'assiduità e la costanza delle azioni dimostrative dei rivoluzionari, meglio se a cadenza quotidiana. Vedendo ogni giorno per mesi e mesi sulle strade ed in piazza anche un esiguo numero di persone che non mollano e non demordono, a patto di un'altra condizione fondamentale, i numeri verranno. La condizione è l'informazione e la diffusione, ma di questo parlerò nel terzo nostro incontro. Nel secondo spiegherò perchè a mio avviso quel che ho detto non funzionerà mai in Italia, e difficilmente nel resto del mondo. Spero di non aver deluso chi si aspettava ricette per l'osteria della rivoluzione.

Concludo infine con un'ulteriore specifica. I grandi numeri all'inizio di una rivoluzione non sono soltanto irraggiungibili, a mio avviso sono anche dannosi e non auspicabili. Questo perchè la pluralità di vedute- questa si desiderabile- fin troppo spesso si realizza in un caos decisionale, nel prestare ascolto a voci confuse di ideologi da quattro soldi desiderosi solamente di lustrare agli occhi di un'assemblea la loro fulgida e quantomai  vuota immagine, ed inoltre presta il fianco a sabotatori prezzolati. Voglio insomma dire che non credo nella partecipazione democratica e nel dogma ipocrita che ogni idea ha il diritto di esprimersi, che qualsiasi contributo ha pari dignità e che occorre ascoltare tutti quanti. Non mi interessano le levate di scudi ipocrite da ben pensanti, ne le cicale che parleranno adesso di somiglianze tra comunismo e fascismo, dittature equipollenti. Dalle mie parti si dice "chentu concas chentu berrittas" come dire che troppe teste costano caro. Non credo nella democrazia, non almeno alle prime mosse di una neonata rivoluzione e mi pare che Marx e Gramsci, senza perdere di visto l'uomo, abbiano ben spiegato cosa si profila all'umanità dopo un giro di vite sui cosiddetti "diritti democratici", ognuno secondo le sue capacità e ognuno secondo i suoi bisogni.

domenica 19 giugno 2011

Tornato.

Dopo tanta assenza -sentivo che sarebbe sentitamente stata sentita da chi sento sentirsi sentito- rieccoci tornati. Non soddisferò certo con queste poche righe la debordante logorrea che mi caratterizza, ne tutti gli argomenti che pastorelli zufolavano nei miei pensieri, troveranno pace, ristoro e ninfe così, nell'attesa della cena.
Ciò che segue non è quindi che un'anteprima per chi legge ed un promemoria per chi scrive: desidero infatti in ordine cieco ed alterno raccontare di mesi passati sui quiz, sull'esito che hanno avuto, parlare sull'idea di medicina che vi si propone; ed ancora, sul concetto leninista di stato e le sue applicazioni, sulla candidatura di quel faccino pulito nel capoluogo sardo e sulle lotte vere, di chi per anni nella rivoluzione ci ha creduto,ed a suo modo ha vinto. Il tutto com'è mio solito introdotto o concluso con piccoli stralci di vita dimenticata e poco più, tralci di vite recisi per occaso e dialoghi tra medici timidi e non so. A rivederci presto, T.C.C. (tante care cose, ed anche oggi abbiamo mangiato, se aveste avuto la fame che avevo io dopo la guerra et similia vel originalia made in un tempo lontano che fu.)

mercoledì 13 aprile 2011

Vite col Botto.

Coloro i quali dimostrano interesse nei confronti di quelle che negli anni furono le vicissitudini quotidiane e non dell'archidiocesi di Cagliari si saranno di certo stupiti del fatto che nelle mie sporadiche comparizioni -oserei dire epifanie ma apparirei pedante- in questo spazio azzurro-piattaforma telematica* del blog in questioneho colpevolmente trascurato di omaggiare una delle figure di spicco,certamente la più importante, tra gli emissari che il successore di Pietro inviò in quegli anni cruciali a dirigere la comunità isolana tutta, terra di confino. E di confine. Parlo- ma l'avrete già intuito- dell'amatissimo Monsignor Paolo Vittorio Botto, classe 1896 Arcivescovo di Cagliari per vent'anni dal 1949 al 1969. Monsignor Botto fu un uomo di piglio, capace e [...]intelligentissimo  deciso, rettissimo, nell’archidiocesi insulare costruì, organizzò, acquistò prestigio, fu amato. Quando – dopo vent’anni operosissimi, s’avvide di non poter più profondere, a pro’ del suo gregge, le antiche energie, rinunciò all’ufficio, e da allora – 2 maggio 1969 – fino all’estremo dei suoi giorni (19 marzo 1974) – visse a Roma.[...]
Quell'uomo, così deciso e venuto da lontano (nacque,come ho scoperto anch'io da poco, a Valparaiso, Chile) incuteva rispetto, reverenza,  se non paura autentica in coloro che lo assistevano e lo seguivano. 
Colto da vero e proprio terrore, dopo una solita sfuriata prima della celebrazione, un chierico dal faccino pulito e tremolante collocò la mitria in capo a Sua Eccellenza, ma sistemandola al contrario, con le infule che pendevano davanti agli occhi e non sulle spalle come d'altronde vuole il canone. Sua Eccellenza così conciato sembrava un bardotto dagli occhi coperti. Monsignor Botto calmo, sollevò col dorso delle mani le vitte dagli occhi, guardò in viso il chierico paralizzato dalla paura e nel silenzio della Sagrestia, davanti a tutti disse solo :-Minchione.


Ci vorrebbe oggi il piglio deciso di Monsignor Botto, che magari se non nei contenuti, almeno nei modi e nel coraggio avrebbe la dignità come uomo di Chiesa di dio nel denunciare ottantenni depravati e pedofili, che infilano le loro mani piene di varici e macchiate di discromie senili, tra le gambe di ragazze da poco maggiorenni. Non voglio credere che di tutte queste meteorine e delle mille figure che il nostro mondo ipocrita si è inventato per mascherare la realtà, nessuna di queste sia in realtà davvero stata ingannata e vittima fino in fondo. Parecchie avranno cercato di approfittare della situazione, dei soldi, della notorietà nel mondo delle fiction, che come ebeti ci sciroppiamo manco fosse un lassativo al mannitolo. Ma altre, il numero non certo manca, come quelle di cui parlava oggi Repubblica e molte di cui nessuno sa più nulla,come la Virgina Sanjust, contessina di Teulada, altre alla fin fine hanno avuto la vita distrutta per sempre. Un esistenza sconvolta per la quale, nonostante la loro arroganza iniziale del sentirsi sul fiore dell'onda (adoro Mimnermo) provo comunque un senso di pietà. Penso ai genitori ai quali va tutta la mia vicinanza, specie quelli che non si rendono conto del dramma che stanno vivendo e specie a quelli che addirittura incoraggiano la propria figlia a far fruttare la boschiva misteriosa. Vorrei che la Chiesa, alla quale Monsignor Botto apparteneva avesse qualcosa da dire in merito, magari anche ora, con l'uscita del nuovo catechismo. 
Migranti muoiono sulle spiagge di Lampedusa, il processo breve passa come disegno di legge..
Povero Gufo sconsolato saluta gli amici. 




 *Parliamo di Eccellenze e il Viola è d'obbligo. Meglio il Viola del  Popolo Viola, altro che Spazio azzurro; sul quale naturalmente potete anche cliccar sopra, ma non c'è link e in ogni caso collegarsi a Spazio Azzurro non porta a nulla. Il sito dei sostenitori di quel Priapo a pompetta che ci governa è in grado tutt'al più di elicitare un meteorismo latente, ma nulla che Giuseppe Paviglianiti , nostro nume tutelare, non ci abbia già fatto ascoltare. 

martedì 5 aprile 2011

Un giorno a Venezia.

Mentre Piccola Kiwi dorme-e sul suo blog alla data di oggi troverete il perchè- Gufo cerca di farle un regalo, con tutto il cuore.



Un giorno a Venezia con PiccolaKiwi.

1) Gufo e Kiwi abbracciati e riflessi in un angolo di laguna ad entrambi sconosciuto.


2) Piantina resistente, piantina rebelde.


3) Foto classicamente Kiwi.


4) Venezia è una città-stato dove puoi stendere i panni al sole


5) Seconda foto altrettanto classicamente Kiwi.


6) Gufo al sole con Kiwi prima della minaccia della granita alla menta di Kiwi nel naso di Gufo

7) Treccine Gufo


8) Gatti e casette di gatti

9) Volevo un gatto nero nero nero...

10) Un Gatto in Chiesa


11) Commentate voi


12) Progetto piedini


13) Foto...insomma...Kiwi, come altro la volete chiamare?

14) Gufo cammina


15) Kiwi posiziona in una scala logica di pensieri i pantaloni stretti, il muretto alto e il tendine rotuleo.
16) FotoKiwi


17) Guardate che bella, tutta colorata..Kiwi..


18) Gufo spunta.


19-20 G.a.t.K!



20

World a reggae music on Jah!

...Pulsare armonico della Grande Madre Terra, vibra e sostiene coloro che nel suo scandire plasmano i loro corpi sulla musica, palpito universale che rivela il sogno di unione col mare e le stelle e nel farlo la terra osserva e partecipa come nuvole un tramonto. Levare,come il primo suono mai sentito, battito del cuore caldo in luce fioca che prelude al tuono della Vita. Ipnotico e onirico nel suo scorrere, fratello insieme dei Popoli della Terra ma anche solo, lassù dove neppure la notte ti può toccare...


..World a reggae music on Jah - eh
Keep me rockin with me daughter - eh-a
World a reggae music on Jah - eh
Never lef' ya', never no sah - eh-a...

domenica 20 marzo 2011

Risvegli & Ringraziamenti.

Era - all'epoca dei fatti- un pomeriggio soleggiato di inverno, e quel tepore morbido e cullante,regalo prezioso di un sole avaro di comparse pareva disceso apposta dalle alte vetrate policrome della cattedrale per facilitare il lento e delicato lavorio digestivo, necessario nel caso specifico che già parecchi di voi avranno indovinato, per consentire finalmente al nostro prete sardo preferito di aver ragione del corposo pasto domenicale, annaffiato dal famosissimo Cannonau di Sardegna. Difficile accorgersi dell'esplicitarsi delle funzioni controllate dal Sistema Nervoso Autonomo, esse si svolgono indipendenti dalla nostra volontà, se non inconsapevoli, noi rimaniamo esclusi dalla possibilità di dirottarle a nostro piacimento, esse procedono e noi non ce ne accorgiamo. Tanto il ribollire metabolico progrediva indisturbato e senza richiamare l'attenzione dell'ormai anziano canonico Secchi, quanto l'accesa ed intensissima discussione teologica che si sviluppava intorno a lui lo vedeva inconsapevole, ignaro ed all'oscuro. Ginocchia unite, mani intrecciate l'una con l'altra, seduto con la testa reclinata indietro, debolmente inclinato sul lato destro per intercettare il sostegno del bracciolo in legno dello scranno, "predi Secchi" dormiva che non l'avrebbero svegliato neppure le cannonate. E russava come un ottetto di controfagotti. Si era addormentato dolcemente, mentre tutti i prelati convocati come lui dall'arcidiocesi cagliaritana discutevano sulla pillola contracettiva, proprio quella domenica pomeriggio ormai cinquant'anni fa. Predi Secchi ricevette in seminario un' infarinatura di base circa i principali meccanismi fisiologici e studiò cenni di anatomia umana da un vecchio libro dello zio dottore -memorabile spiegazione ai parrocchiani sulla concordanza tra anello nuziale e vena brachiale sinistra, oggetto di un prossimo post,naturalmente-ma le secrezioni pulsatili circadiane, di feedback negativi dell'asse ipotalamo-FSH-LH, erano per predi Secchi, e onestamente anche per chi scrive, davvero troppo avanzate; in più l'orario infame e galeotto.
I gesti furono tre: l'arcivescovo si interruppe di colpo per chiedere il parere del partecipante più anziano,il confratello accanto a predi Secchi diede un forte scossone al dormiente interpellato,e predi Secchi scattò in piedi sveglio d'un colpo e domandò con fare declamatorio : Ma eccellenza, interrompe il digiuno eucaristico?

Per i non addetti ricordo solo che intendesi digiuno eucaristico il divieto-esclusi casi debitamente selezionati- di accostarsi al sacramento dell'eucarestia se non si è digiuni da almeno un ora da cibi solidi e liquidi che non siano acqua.

Perchè intitolare questo post risvegli,un poco perchè sento che di risvegli in giro ce ne sono parecchi. Un Giuliano Ferrara in tv con quella coprocultura scaduta del suo personale indottrinamento, risvegliato di botto o riesumato improvvisamente e di nuovo su teleschermi. L'occidente che si sveglia ora e bombarda la Libia,prima consentendo a Gheddafi per decenni di martirizzare il suo popolo, assoldare mercenari tratti dai suoi sporchi traffici con regimi dittatoriali africani che lui ha sostenuto cresciuto ed appoggiato (CiadGuinea Conakry , Mali, Burkina Faso ) poi  svegliandosi di sopra-assalto con un assalto da sopra dopo che i ribelli sono stati massacrati con armi vendute specialmente dall'Italia, chiedete a Finmecanica.
Il risveglio tuttavia è si di botto, ma nei tempi concordati. E' infatti pruriginoso che certe notizie arrivino troppo presto,ciò che è più importante occultare è infatti il passato prossimo, spesso il remoto non è più pericoloso. Si dibatte attorno al nulla, intenzionalmente tralasciando i motivi che hanno portato certe situazioni a prodursi, per stringere e costringere sempre più il mondo intero a pendere dalle labbra di Consigli di Sicurezza che promulgano mandati e linee d'azione. Sull'Egitto tutti piangono i morti della rivoluzione, ma perchè nessuno dice che gli americani hanno istruito i rivoltosi, e forse anche in Libia solo che poi dopo tutto gli è sfuggito di mano? Se anzichè svegliarsi così in ritardo e abborracciare scusanti e imbastire opinioni liofilizzate, si rendesse di dominio pubblico l'effettiva natura dei propri relativi antefatti, non credo che verrebbero a mancare comunque tantissime facce stupite e contrite "per l'incolumità della popolazione". Però almeno le si potrebbe prender meglio per ciò che sono:


Concludo specificando che la foto non ritrae me là dove non è che luca, tuttavia addormentato come sono non mi sono neppure accorto che la piccola Kiwi mi stava organizzando due feste a sorpresa, una a Padova e una a Cagliari. Le feste sono state stupende, ringrazio tutti voi e son sincero, il ritratto sopra è per chi ci governa.

mercoledì 16 marzo 2011

Aspettando Kiwi.2

Posted by Picasa
"Piedini innamorati"
Sono mortificato per la qualità pessima del video ma è il meglio in assoluto che sono riuscito a fare.
Se mai qualcuno di voi fosse interessato a una qualità video migliore posso inviare via mail l'originale.
Se mai qualcuno di voi fosse mortificato dalla banalità del video in sè sarei interessato.
Naturalmente altrettanto ben accetti commenti positivi in senso lato.
Un saluto ed un abbraccio a tutti.
G. 

lunedì 14 marzo 2011

Co Dio ciamò Moisè. - Omaggio del kiwi-

In tel tempo che Moisè, de sestiere Castèo, jera drio portar pai pascoi e piegore de Ietro che gera so pare de so mujere, travarsò el deserto, e rivò aea montagna del padreterno, che se ciamava Oreb. Ea montagna, no el padreterno.
Un agnoeo del padreterno se jera sconto in te un rovaro che brusava. Dirà i posteri che un rovaro no saria propio el mejo posto pa sconderse, e un rovaro che brusa po gnanca pa manco, ma un agnoeo xe sempre un agnoeo, e no ga tutti sti problemi de soferense e de incomodi che gà avuo i omeni da quando el padreterno, nea so sapiensa, i gà mandà a peadoni fora de l'eden.
Moisè vardò sbainà el rovaro: no ghe credarè, ma sto ostrega de brecano el brusava ma no se consumava, no faxea bronsa nè falive. E Moisè penso: "ghesbò! ghe ndarò da rente a vardar megio sta maravegia: come xè che sto grebano no el se consuma?" El padreterno, che gavea moeà el poro agnoeo a rostirse in tel rovaro, se incorse che Moisè se gera incuriosìo, e ghe criò da drento el brecano: "Ou ti, Moisè!"
E lu indrio "Ti e i ta morti cani, cossa nasse?"
E el padreterno, notoriamente de teraferma, ghe ga dito: "Fermo là, venexian de merda! Sempre co sta fregoea de ndar a rompare i santissimi in tèra de staltri! E cavite chee scarpasse onfegae, che a tera che te ghè soto i pie ea xe santa!" E sensa gnanca ea bonagrassia de spetar che Moisè finisse de cavarse i socoi e podesse domandarghe gnente, ghe dise: "Mi so el padreterno, de to pare, del pare de to pare e de tuti i to avi". E Moisè se butò el manteo suea testa, che no gaveva massa corajo de vardare el padreterno nei occi, anche se xe sta na roba un fià da mona parchè, a rigor de logica, gavarìa vardà un rovaro che brusava, o a farla granda, un agnoeo un fià sfigà che se rostiva drento el deto rovaro, ma, cossa vuìo farghe, el toso jera venexian e casteanoto, quindi miga massa intijente.
El padreterno iddio ghe ga dito: "Go oservà ea me zente in Egito, i criava  e i se lagnava cussì forte che me gà descantà, mi che jero drio farme un sonéto. Insoma zà che jero svejo go oservà e soferense che i pativa. So vegnùo zo del leto, eora, zà che so in piè, i libarerò dal poder de Tebe ladrona, e i farò ndar in una terà bea granda e spassiosa, piena de pianure, dove che late e miee i core pai campi come aqua dei fossi. Ma no sta credere tì che ghè sarì soeo che vialtri. Ghe sarà Cananei, Itìti, Amorei e una manega de altra zente che vialtri leghisti ciamarì clandistini,  che i clandistini in sta terà sarì vialtri, cussì imparè puito. Ciapa."
E Moisè eo gà inondà de domande "Ciò vecio, chi sarìa mi par andar dal faraone a romperghe i ovi, e tirar fora tuti i ebrei de l'Egito? Queo el me verxe come una canocia! E poi se vago dai ebrei e ghe digo che el padreterno el me gà dixesto tute ste robe, quei me ciapa par mato e i me manda ai mati de san servolo! E i me domandarà come che te te ciami, e ti no te gà avesto ea bonagrassia de dirmeo, e gavarò da inventarme qualche monada! E po no so gnanca massa bon de parlare, ghesboro mi, co sta ere no se capisse un casso de queo che digo!"
"Eora andè tuti in mona, tuti quanti e anca ti, Moisè, e chea vaca de to santoea!"
El padreterno, incassà nero, ciapò su el so agnoeo rosto e tornò in cieo a farse un soneto, e a spetare che nassesse un Moisè ebreo che eo scoltasse un fià de più.

domenica 6 marzo 2011

Cinegiornale Gufe.


Qui di seguito il testo scritto,il riferimento è ad un piovoso giorno di febbraio.
Un grazie immenso a Kiwi per avermi sopportato nel portare a termine quest'elaborato.

"Dopo l'eroico attraversamento,di paludose regioni inesplorate,dopo aver offerto il petto nudo alle diaboliche intemperie delle campagne circostanti sfidando il rigore del tempo e il  pessimo stato delle comunicazioni stradali il prode milite avanza alla volta del comando generale assediato.Piste di fango,sdrucciolevoli,dove i veicoli sprofondano,si impantanano,deragliano,costringono il fedele mezzo anfibio all'incolonnamento dietro file di autocarri che vengono requisiti all'istante per non rallentare il ritmo di marcia. Il possente apparecchio
 lotta contro il tenacissimo fango,contro tutto,e contro tutti. L'avanzata non si arresta. Il soldato, colmo di veemente amor patrio e di inossidabile italica speme, superando d'un balzo gli sforzi inutili delle divisioni corazzate aviotrasportate piomba nel silenzio spettrale della sala centrale. Dall'alto pile di tazze ghignanti,
degna progenie di piatti dal simile colore. Pentole e tegami,colti di sorpresa dall'ardore risoluto dell'indomito liberator,si nascondono l'una dentro l'altra,preda di disperazione e incontrollabile paura. La spugna e il detersivo martellano alacremente forchette e cucchiai: è allarme immediato. Avanguardie di straccetti battono le steppe per tenere sempre agganciate le retroguardie nemiche.Epica lotta. L'impeto del combattimento non ha subito e non subisce sosta ,ma il nemico non tarda a dimostrarsi sopraffatto. Gli si riconosce l'onore delle armi.Ancora una vittoria. Piange di gioia il cielo di febbraio."

sabato 26 febbraio 2011

Errata corrigenda .1

Ora che mi sono ripresa dalla febbre di cui sotto, posso serenamente affermare di aver preso un granchio quando sostenevo che il figlio mandato avanti da Gheddafi fosse il calciatore.
Dicono tutti "il secondo figlio", e in effetti, Saif al Islam è il secondo figlio di LUI, ma il primo avuto dalla seconda e attuale moglie Saifa, e fa l'architetto.
Il secondo figlio che Gheddafi ha avuto da Saifa è, a tutti gli effetti, il calciatore Saadi Gheddafi.
Confermando comunque la teoria che i calciatori è meglio che tacciano.
E in certi casi, anche gli architetti.

Kiwi Febbre.

Posted by Picasa



giovedì 24 febbraio 2011

Fulmen in clausola. 3

Giovanardi sulla Libia: "E' una bufala."
No onorevole,è uno stato e comunque Ruby è Marocchina onorevole,Marocchina..

mercoledì 23 febbraio 2011

Fulmen in clausola. 2

Guerra in Libia, Frattini: Cessi orribile bagno di sangue.
Berlusconi : I cessi sono d'oro come tutto il resto del bagno,che non è orribile. Casomai si può obiettare che-sebbene in Libia- i cessi siano comunque alla Turca, Franco non capisco proprio cosa vuoi dire..

martedì 22 febbraio 2011

Non disturbate il conducente del tank.

In Libia il governo spara sulla folla per contenere le manifestazioni, che crescono e diventano insurrezioni.
Dalla sedia (vuota) del divino PresDelCons, troppo occupato a inventarsi un salvacondotto, si leva uno "shhhh" compassionevole. Non disturbate il dittatore. Dio sa quanto è difficile tenersi ancorati ad una poltrona che traballa come un toro da rodeo. Comunanza d'amorosi sensi.

Gheddafi poi manda avanti un figlio sbarbatello ma con faccia da grande pubblico, ex giocatore di calcio nel Perugia, a mostrare un randello da uomo delle caverne e una carotina baby. Silenzio assordante. D'altronde, in Italia, il calciatore è una specie protetta, a metà strada tra l'animale da salvare e l'eroe nazionale.

Gheddafi ordina all'aviazione di bombardare la folla.
Quattro piloti disertano. I primi due atterrano a Malta: un'azione del genere avrebbe dovuto meritare loro un'accoglienza da eroi, invece i meschini erano senza autorizzazione e sono stati considerati immigrati clandestini. Malta non è eccezionalmente tenera con i clandestini. Ma evidentemente non ha la necessaria intelligenza da comprendere che chiedere un'autorizzazione per disertare è un tantino controsenso.
Ad altri due è andata meglio, si sono rifugiati a Bengasi, che è in mano alla resistenza.
Gheddafi, mentre l'UE si siede attorno a un tavolo per fare esercizio di inutile buonsenso, arruola mercenari che finiscano ad altezza uomo quanto iniziato con l'aria-terra.


Di cosa si preoccupa l'Italia? Della mattanza di civili? Dell'uso della forza, o almeno dell'evidente sproporzione dello stesso? Assolutamente no.
Frattini delira di un "emirato islamico della Libia Orientale", unico a conoscerne l'esistenza. Poi gioca a spaventare i bravi bambini leghisti "lo immaginate un emirato islamico dall'altra parte del mare?".
Poi afferma che tuteleremo i nostri cittadini e i nostri interessi.
I libici che muoiano pure: più pozzi di petrolio e più posti di lavoro per noi.

Dio, intanto, pensa a riformare la giustizia, ad abolire articoli della costituzione, a eliminare garanti, tutto intento nella sua opera di creare un'Italia a Sua Immagine e Somiglianza.
Poi si sveglia e dichiara "inaccettabile" la violenza sui civili per sedare le proteste.
Dopotutto, per lui è sempre stato più che sufficiente sedare i civili a forza di televisione.

Fulmen in clausola .1

L'Unione Europea si stizzisce con la Farnesina:
"Non si può difendere un dittatore".
Il punto è farlo capire a Ghedini e Longo.

domenica 20 febbraio 2011

Il Prima e il Dopo. (Pre e Post-fazione con Ballata raminga per troppo stress e troppi caffè)

Nel campo del possibile cade l'eventualità che uno scrittore si identifichi con uno o più dei personaggi protagonisti di uno suo stesso romanzo. Tuttavia-e qui naturalmente il discorso si complica-non è scritto da nessuna parte,perchè nessuno scrittore lo scriverebbe, che nel formulare una trama e poi comporre un testo letterario ci si debba solo e soltanto limitare alla tenerissima,fanciullesca ed innocente  identificazione col protagonista, καλὸς κἀγαθός. Ecco quindi che, proseguendo la nostra indagine -e come sempre avviene, entrando a gamba tesa nella area psichiatrica-  fa capolino come primo tra i vari transfert tipici delle tare mentali irreversibili degli scrittori la mimesi, poi l'empatia ed infine la simpatia, intesa in senso strettamente etimologico. Ora però non sappiamo se effettivamente Virgilio sentisse sulle sue spalle il peso di Anchise (per tacere delle sensazioni alla prima notte di nozze con Lavinia), ne se materia dell'identificarsi sia l'intero romanzo o soltanto il titolo, poichè in questo caso ultimo, per quanto le riserve nostre siano tante e molte e grandi, Federico Moccia a pressioni parziali di ossigeno di circa 50 mm Hg,avrebbe dovuto cominciare a manifestare come tutti gli effetti dell'anossia anossica ipobarica, cioè aumento assoluto dell'ematocrito, diminuzione voltaggio QRS, riduzione ventilazione polmonare ed inevitabile alcalosi respiratoria con obnubilamento del sensorio e perturbazione della cenestesi.
Non rimane che aggiungere come l'organizzazione di questi ultimi giorni nel caso specifico della mia persona sia effettivamente stata stressante al punto tale da rendermi somigliante ad un orologio di Dalì.
 Concludendo, anche lo scrivente si identifica col titolo dello scritto, ma questa è solo la prefazione.

Palpitazioni per troppo stress e qualche caffè di troppo.

La frase sopra è una scusa, e volete sapere chi l'ha utilizzata? E' molto comune come scusante, "sto male,non posso uscire" è forse più comune ancora, ma solo in campo amicale, perchè ad esempio in altri ambiti questa di cui sopra è invece utilizzatissima: al medico fiscale si presenta un referto accusante una spiccata soggettività non oggettivabile e il gioco è fatto, ferie per malattia e vacanza a St.Lucia. La frase è comune dicevamo, e d'altra parte "le scuse sono come il buco del culo, tutti ne hanno una" ( Platoon, Oliver Stone 1986), ma il personaggio cui alludiamo -ben ritrovati a tutti- è difficile da non ricordare data la sua mole. Fu così infatti che Giuliano Ferrara rifiutò circa 19 anni fa esatti di andare in onda con la mordacchia oraria, fu così che il programma condotto da lui e dalla moglie "Lezioni d'Amore", (ovvero quella sottospecie di scopiazzatura grottesca oscena e ributtante della ben più profonda analisi pasoliniana sul sesso) fu bloccato e mandato in seconda serata, fu così che Giuliano Ferrara sperimentò la censura televisiva di Dio in persona,che per tramite dei suoi arcangeli spostò alle 22:30 una trasmissione in prima serata che poteva turbare la sensibilità degli spettatori, lesiva dei più comuni canoni di decenza e di cui valutare la compatibilità con i precetti in materia di tutela della dignità umana nelle trasmissioni televisive. Così dunque l'elefantino che parlava di perservativi ai cetrioli si piegò alle rimostranze "puritane ed illiberali "e fu costretto ad un'infamante seconda serata,una puntata non andò in onda e le prossime a seguire furono trasmesse in orari non certo catacombali-come quelli destinati a inchieste sul genocidio degli armeni e dei massacri dei kurdi in Turchia-ma comunque alle 22:30. A quell'ora ed all'epoca, colui che scrive non sarebbe rimasto in piedi neppure con un bolo di Modafinil da 500 mg in CVC 4 Fr tipo Broviac.

Come cambiano le sorti del mondo. Prima Dio si pronuncia contro le oscenità in televisione,e dopo non fa che mostrarci quotidianamente la sua Natura; prima Giuliano Ferrara parla esplicitamente di sesso e pornografia in prima serata,scalciando sulle decisioni prese per tutelare i diritti dei più piccoli, e dopo difende la moralità, la famiglia e l'infanzia strumentalizzata ; prima Dio castigava, dopo è un povero castigato.
                           -   -    -   -   -   -   -   -   -   -   -   -   -   -   -   -   -   -    -   - 
L'Italia è da 30 anni in schiacciata sotto un bieco,blasfemo,fascista,volgare e violento regime dittatoriale basato sul lavaggio mediatico dei cervelli, su generazioni intere che considerano vendersi un passo normalissimo da compiersi sorridendo per entrare in società, su chi scherza pensando che la Lega sia solo folclore, sulla complicità della Chiesa Cattolica che formalmente tace ed in pratica collabora, sul radicalismo becero di partiti oltranzisti, sulla connivenza vile delle opposizioni, sugli intelletualismi tatticisti di opinionisti radical chic, su assenze ignominose, su personaggi pubblici banalmente prezzolati per esprimere a parole i grugniti e gli ansimi di vecchietti bavosi loro padroni, sull'appoggio degli americani e delle multinazionali, ed infine su chi dice che quanto si è appena letto è solo propaganda no-global.

Ed ora come promesso,la post-fazione. Seguitissima e intensamente amata dai sardi era la poesia improvvisata in rima,oggi riportata in auge da alcuni appassionati ma pur sempre piegatasi alla modernità imperante,tanto da finire trasmessa in televisione,con inevitabile perdita per definizione della metà dello spettacolo vero,cioè l'empatia del pubblico, che sostiene oppure oltraggia i poeti sul palco, ma instaurando così un rapporto stretto e dialogico,ovvero l'esatto opposto di una trasmissione televisiva dove le informazioni vanno solo a senso unico. Questo tipo di componimenti poetici, di cui quella che segue non ne è che una variante -l'ottava- era composta estemporaneamente nelle nostre piazze in occasione di feste paesane importanti oppure matrimoni, e si basava su di un tema estratto a sorte su cui i poeti -in numero di almeno due- dovevano cimentarsi l'uno contro l'altro. Il pubblico era la giuria che decretava il vincitore, la strofa fu cantata da un grandissimo poeta improvvisatore sardo, Tziu Remundu Piras, di professione pastore nato a Villanova Monteleone nel 1905, che cantava di risposta a Bernardu Zizi, di professione pastore, nato ad Onifai nel 1928. Il tema era appunto il Prima e il Dopo. A Tziu Remundu toccò il dopo ed ecco cosa disse.
A chie sa macchina pista
deo no du cumprendo pro a niente,
ca cando t'anta sa patente
no deppese narrer ca sese n'autista.
Iscurta Bernardo e pone in mente
ca commo sese solo un apprendista:
ca ad essere un autista t'incoraggiasa
dopo(s) ca tantos chilometros viaggiasa.

Cercherò una traduzione abbastanza sintetica,il sardo è una lingua che parla tantissimo per immagini e tentar una traduzione valida è difficile.

Con chi distrugge una macchina in un incidente
non riesco ad averci nulla a che fare,
perchè una volta che hai preso la patente
non puoi automaticamente definirti un autista.
Ascolta Bernardo e dammi retta
perchè adesso tu sei solo un apprendista:
comincerai col ritenerti un autista
solo dopo che avrài viaggiato per chilometri e chilometri.

mercoledì 16 febbraio 2011

Bando di Concorso Letterario. (solo per gli aventi diritto)

                                                                                      Padova, lì 16. II. 2011

La Commissione Parlamentare d'Inchiesta sul perseguimento di Politiche che armonizzano dinamismi sparagnini e Salvaguardia delle Festività definite fondanti nella vita di ogni cittadino ,la Presidenza del  C.C.C.P. ,e l'Organismo Interinale per la promozione di attività ludiche non basate sulla logica del profitto in ordine di vasta scala
                                                                          
                                                      VISTO CHE

  • Ciò che maggiormente contraddistingue la reciproca stima,oltre alla sensibilità e amicizia è anche la capacità di sorridere e ridere insieme;
  •  La spiccatissima attitudine di ognuno di voi alla creatività e all'ironia si ritiene con i tempi che corrono imprescindibile e comunque sempre ben accetta;
  • La felicità di ricevere un elaborato frutto di tempo e non di denaro,sempre rimandando ai tempi d'oggi è grande ed inestimabile
 Dichiara aperto il Concorso Letterario "Adotta un Sardo,raccontagli una storia".
  
Requisiti irrinunciabili all'attenzione dei partecipanti.
 Si ritiene come condizione necessaria e sufficiente la realizzazione consapevole della piena libertà e della  più completa  autonomia nel negare o confermare l'adesione al concorso. Dunque il semplice trovarsi iscritti nella lista dei destinatari di questo messaggio, vede coloro che leggono coinvolti in responsabilità quanto e non di più potrebbero sentirsi coinvolti con la sorte di un orice bianco sbranato da un branco di licaoni durante la visione di un documentario naturalistico il venerdì,in prima serata. 

Caratteristiche di svolgimento.
Il Concorso Letterario che andiamo con l'indire prevede la stesura di un  testo biblico  nella propria lingua di appartenenza culturale. In ordine alfabetico per non far distinzioni e avendo ben chiare le regioni d'origine dei destinatari di questo messaggio, la Segreteria ed lo Sportello Informazioni  riceveranno testi in Marilenghe,Padovano,Tarantino,Tedesco-Alto Atesino, Trentino,Trevisano e Vercellese. Con l'intento di attualizzare le competenze del neonato Ministero per la Semplificazione si è deciso all'unanimità di eleggere come brano adatto all'uso "La cacciata dal Giardino dell' Eden ". La ragione della sceltà- costata ben più di pochi attimi di riflessione- risiede nella riteniamo ben riposta convinzione che un brano simile,anche all'interno di un più generale sentimento di stima nei confronti di Ali Ağca, sia dai più conosciuto,seppur per sommi capi.  In ultimo ma di capitale importanza,specifichiamo che nell'eventualità in cui l'elaborato risultasse aderente all'originale biblico, ciò nullificherebbe il valore dell' intero operato stesso: non solo si sconsigliano pedisseque traduzioni del-per certi versi e per alcuni - Sacro Testo,ma esse non sono funzionali alla spontaneità,men che meno alla creatività,spengono l'originalità intrinseca in ognuno e si ritengono lesive dell'intimità altrui, in quanto presuporrebbero un accostarsi o un riaccostarsi al brano biblico in forma coatta,coercitiva e quindi dogmatica ; in conclusione quanto di più lontano dai nostri desideri. Per questo si è deciso di espungere tali elaborati che mai sia,potrebbero pervenire da una poco attenta lettura del qui presente scritto.Sono accettate ed anzi incoraggiate rivisitazioni,aggiunte, riletture, libere interpretazioni, reinterpretazioni,commenti a piè di pagina e quanto di più personale possibile,tenendo chiaramente conto di un parametro di pertinenza al titolo cui il pezzo si riferisce, che entrerà nel computo totale dei crediti assegnati per la valutazione finale.

Modalità di iscrizione e scadenza consegna.

Gli elaborati della lunghezza di non più di 25 righe dovranno pervenire dattiloscritti alla casella mail  "libero.stato.di.nubicuculia@gmail.com" entro e non oltre il 12 marzo 2011,firmati e con poche righe di accompagnamento in cui l'autore spiega l'essenza del pezzo proposto. Qualsiasi opera pervenga oltre la data prestabilita sarà considerata fuori concorso e come tale non parteciperà del premio concorrenti non vincitori,comunque previsto.
                                               
Cordialità.
Il Comitato Organizzativo.

sabato 12 febbraio 2011

Non sta succedendo niente.

Abbiamo davanti un fine settimana di piazze e contropiazze.
Ci penso ossessivamente, al ritmo con cui aggiorno i siti di Repubblica, di Al Jazeera, e in generale d'informazione: ci sarebbero così tanti motivi per scendere in piazza da far girare la testa.
L'atto d'indirizzo del consiglio d'amministrazione RAI è un ulteriore passo verso l'asservimento totale dell'informazione alla maggioranza di governo, senza dubbio valevole solo per la presente maggioranza.
Ogni satira dovrà avere una controsatira. Ogni pubblico un contropubblico. Per chiunque parli in televisione, qualcun altro dovrà essere presente per sostenere l'esatto contrario. Ogni giornalista "di sinistra" dovrà essere bilanciato da un giornalista "di destra": questo vuol dire che ogni voce indipendente dovrà prendere la tessera di partito per lavorare in televisione, ma non solo. Che qualunque voce che voglia levarsi pubblicamente dovrà censirsi, dichiarare da che parte della barricata si colloca, dopo di che gli verrà affibbiato qualcuno che dovrà contraddirlo pedissequamente.
Marchionne annuncia piani di rinascita per se stesso, per Chrysler, per Obama, e non lascia nulla ai lavoratori italiani se non la sensazione più che fondata di essere stati presi in giro, ricattati, divisi e indeboliti: i metalmeccanici Fiat si faranno un altro anno di cassa integrazione, Marchionne un altro anno di stock options.
Se non è sufficiente, c'è la riforma Gelmini che inizia a mostrare le sue falle: un articolo del ddl, scritto per la Lega, è stato dichiarato addirittura incostituzionale dalla Consulta in quanto discrimina gli insegnanti precari del sud che, cambiando provincia, avrebbero dovuto perdere il punteggio accumulato. Ora che gli studenti avrebbero a sostegno della loro protesta anche un decreto della Corte Costituzionale, tutto questo passa in secondo piano. 

L'Italia s'è desta, o almeno così pare. Una parte d'Italia, almeno, quella che si sente "diversa". Confessiamocelo pure, alla faccia della retorica da anime belle che si è sentita al Palasharp il 5 febbraio: questa fetta di Belpaese si sente anche un po' migliore, se non negli esiti, almeno nel grado di cultura, nelle aspirazioni, nei valori, Personalmente rispetto a Nicole Minetti, mi sento un po' migliore. Dire che mi sento migliore di tutte le ragazze che hanno frequentato i vari letti del Presidente, è addirittura riduttivo. Ma mi sento migliore anche di tutti i servi che indecentemente tappano le falle alla nave del premier prostituendosi intellettualmente. Questo però non si può dire in pubblico. Bisogna mostrarsi egalitari, dire che ci sentiamo solo diversi anche se di pari valore. Se mi sentissi pari alla Minetti, ma solo "diversa", la sua presenza in un consiglio regionale non mi indignerebbe. Mi indigna invece il modo in cui è arrivata a quella carica, mi indigna che si trasmetta l'idea che la pratica dell'agitare il posteriore, discinte, davanti ad una telecamera sia un modo qualunque di lavorare per pagare le tasse universitarie o che l'estetica e la disinvoltura sessuale siano gli unici lasciapassare per le stanze dei bottoni. Posso non essere arrivata da nessuna parte, posso essere una fallita. Ma sarò una donna sconfitta con la testa alta, con onore, con cultura, con dignità. Sarò una fallita migliore.

Migliori o solo diversi, questi italiani che ora dicono "basta", mi chiedo, dov'erano prima? In quale letargo meraviglioso erano sprofondati, tanto che ora sembrano essersi svegliati di soprassalto, e sono tutti intenti a protestare allo sfacelo in cui stiamo versando, a reagire a tutto quello che sta succedendo.
Il punto è che non sta succedendo assolutamente nulla, ora.
E' tutto già successo. Abbiamo già permesso, con il silenzio, con la connivenza dei partiti, con la sottovalutazione, che tutto accadesse sotto i nostri occhi.
Il bunga-bunga, la mercificazione del corpo femminile, l'iper sessualizzazione, la fallocrazia sono già successi quando è iniziato Colpo Grosso sulla Italia 7 della Fininvest, cioè di Silvio. Ma allora i padri guardavano, le madri tacevano, i bimbi spiavano da dietro la poltrona: era il nuovo che avanzava, era una innocua trasmissione commerciale, era solo svago.
La demolizione della nostra costituzione, che viene rosicchiata ogni giorno da nuovi decreti, era già in atto quando Bossi dichiarava di voler impiegare il tricolore come carta igienica, e noi tutti ridevamo di gusto di questi quattro contadini che si esprimevano più a gestacci che a parole o al massimo rivolgevamo loro un mezzo sguardo sdegnato.
Lo sfascio federalista c'era già, quando tutti noi pensavamo che le migliaia di fucili pronte per la secessione fossero una barzelletta, una fanfaronata: invece ora ci scandalizziamo perchè per l'anniversario dell'Unità d'Italia si spende e si spande in cerimonie, e poi si va ognun per sè e Dio per tutti.
I mezzi d'informazione sono già stati occupati militarmente quando c'è stato un equo scambio di favori tra i banchi del parlamento e la legge sul conflitto d'interessi è stata depennata dall'ordine del giorno.
E' tutto già successo.

Avant'ieri ero sul regionale Ferrara-Venezia, in compagnia di quattro studentesse di Giurisprudenza al secondo o terzo anno, che indossavano ciascuna l'equivalente economico di un mio stipendio -finchè ne ho avuto uno-. Stavano commentando, a mo' di inciso tra i discorsi principali su calorie da smaltire e manicure da prenotare, quello che era successo durante una lezione che poteva essere stata di Etica, a quel che mi pareva di capire, e si profondevano in complimenti sperticati a una di loro per aver sostenuto in aula che Fabrizio Corona era una gran persona, che si era fatta da sè, un esempio da seguire in quanto "campione di self-marketing".  Poco dopo insultavano due colleghe perchè avevano sostenuto che chi non si perde una puntata di "Uomini e Donne" è un individuo ignorante. E già che c'erano insultavano il professore che si era dichiarato d'accordo. Poi sono scese dal treno, e mai in vita mia ho ringraziato tanto il cielo per l'esistenza della città di Rovigo.
Questa è l'eccellente sintesi di tutto quello che è già successo. Cioè che un giorno non avremo un problema di toghe rosse, blu o a quadri scozzesi, ma di toghe ignoranti.
La macchina è in movimento da più di vent'anni, e ha cresciuto generazioni di italiani e italiane che credono che "sapersi vendere" sia l'unica dote fondamentale nella vita, postulando, forse senza nemmeno esserne coscienti, che siamo tutti esseri umani in vendita sul mercato. Italiani e italiane convinti che tutto si possa comprare, che scucire un soldo sia l'unica fonte dell'accampare un diritto e che a colui che non paga non debba spettare nulla.
Non hanno pudore e vivono sogni romantici di seconda mano, sperando che arrivi un principe azzurro o una velina che noti la loro disinvoltura e "li scelga", in una pioggia di petali di rosa come nelle trasmissioni di Canale 5. Potremmo dire che non hanno senso del limite, ma quelli che il senso del limite l'hanno perduto da tempo, purtroppo, siamo noi, che oggi giochiamo a fare i "diversi", i "risvegliati".
Il Biscione nazionale le ha sparate sempre più grosse, nel corso degli anni: ha praticato un'escalation selvaggia della menzogna, aprendo faglie amplissime tra ciò che si dice e ciò che si fa, autorizzandole, rendendole lecite, e, alla fine, pur nei nostri rimbrotti da salotto, pur nelle nostre indignazioni con tuba e bastone da passeggio,  spostando sempre più in là il nostro senso del limite, il punto in cui si deve dire che basta, che non è accettabile e non sarà accettato. Ci ha anestetizzati.
Nell'era del paradosso istituzionalizzato, ci svegliamo e reclamiamo un limite che ormai è logoro e slabbrato come un elastico vecchio, senza renderci conto che ogni controdiscorso non può essere fatto perchè un discorso vero e proprio non esiste. E' esistito, e ce lo siamo persi. Ogni protesta ora, come dice Eco, può solo salvare l'onore. Se non altro, come una genrazione di vecchi samurai che sfoderano la katana contro i cannoni inglesi, scenderemo in piazza, ad essere sconfitti dal nuovo che avanza, ma con onore.

giovedì 10 febbraio 2011

Aspettando Kiwi.

                                                                                                                G.a.K.
                                                                                                  

martedì 8 febbraio 2011

Prove tecniche di registrazione. Le trasmissioni sono interrotte & Messa di spalle.

Signore e signori buonasera. Come già molti di voi hanno notato,ciò che campeggia sopra il presente scritto per motivi che potrei esaurientemente spiegarvi ma che vostro rispetto non esaurientemente vi spiego, denuncia una momentanea interruzione delle trasmissioni. Ho tuttavia idea che la sedicente interruzione,debole come scusante,mi porterà nei confronti vostri per il di cui rispetto, a scivolare lentamente verso una più onesta ammissione di colpa. Non ho proprio avuto il tempo necessario per leggere la quantità di dati che mi sono trovato a visionare riguardo allo spirito santo.
E' difficile prender visione dello spirito santo nella sua intierezza,e ne abbiamo già discusso qualche post fa, ma a parte la storia della Chiesa in Sardegna, la mole di informazioni era tale che mi sono trovato davvero costretto ad abbandonare il campo. Mi dispiaceva tantissimo non poter supportare quanto sarebbe dovuto seguire con  una degna e doverosa bibliografia,trovo odioso parlare per sentito dire e  il pressapochismo nell'informazione è più dannoso che in neurochirurgia. Qui di seguito dunque mi limito a segnalare alcuni link che ho trovato in giro sul web ed un blog-Mirumir,lo trovate alla vostra destra-nel quale sono tradotti alcuni documenti interessantissimi.
L'inconveniente,cioè il costringervi a leggere articoli  originali e non una sintesi, confido e confidate che non si ripeterà più.
Lo spirito santo da giovane.
L' ascesa dello spirito santo.
Consiglio poi un libro che mi è stato consigliato,ma questo solo e soltanto per i più di voi interessati. Si chiama Memorie d'Oltrecortina (Carocci 2001).

L'immagine che vien fuori, penso dalle menti di tutti voi che darete una rapida scorsa a volo di gufo sui due articoli e sugli articoli del blog di documenti, è quella di un uomo di potere in bilico tra il dispotismo e il servilismo nei confronti di lobby economiche che impongono richieste e che non tollerano dinieghi. In genere i politici fanno favori,spesso invece lo spirito santo li fa. Si difende da un invasione architettata dagli Stati Uniti e per contro compie sorridendo i più spaventosi massacri con armi non convenzionali nella Cecenia dell'assissinato comandante Aslan Maschadov.

Chissà se Sara Tommasi al contrario di me-e mi sento proprio in dovere di specificarlo-è riuscita a visionare lo spirito santo in tutte le sue parti. Magari anche mentre gli dava le spalle.
Il famoso preticello del paesino sardo non voleva saperne di adattarsi alle nuove disposizioni conciliari,non voleva saperne per ragioni di ossequio e d'osservanza di rivolgere le spalle al Tabernacolo ed al Santissimo; e d'altro canto mai e poi mai avrebbe celebrato con l'assemblea che lo guardava dritto il faccia,sentiva a disagio così girato: E immoi, cummenti fazzu a mi sullài su mugu?? (E adesso,come farò a soffiarmi il naso, davanti a tutti? N.d.t.)

venerdì 28 gennaio 2011

N.N.E. (Ovvero, per 10 minuti in più.)

...Fu così che dunque rinacquero le nazioni, i  vecchi modelli d'amore e di esistenza cambiarono. Ore spese a curarsi di ciò che rapido per la vita scorreva liquido furono finalmente sostituite da ore in cui il tutto martellava un ritmo scandito da meccanismi e macchine lentissime ed inesorabili. Verdi ed autentici attimi di serenità furono incatramati e resi impermeabili a ciò che trapassa i sentimenti col sorriso, i minuti divennero pesanti battiti di maglio su di incudini posate sulla schiena curva di coloro che si erano ribellati. E più di tutto silenzio, silenzio plumbeo e cupo, senza la possibilità che qualcuno vedesse in tutto ciò che lo circondava il preludere di qualcosa. Il silenzio, assenza di cambiamento, immobilità mista a buio. Un marchio su di ogni cosa poi, testimoniava beffardo l'immutabilità; impresso a fuoco, scolpito nel cemento con unghie costrette contro il grigio materiale sotto il quale magari riposavano mani di coloro che un tempo sapevano amare. Corde di filo spinato sospendevano coloro che un tempo avrebbero potuto reagire, e poi venne lui: il plauso generale dei costruttori del nuovo ordine. Plauso, silenzio e scherno verso i lamenti di chi reclamava solo un po' di giustizia. Le uniche parole offerte, limacciosa acqua agli assetati furono quelle del marchio. A chi ancora accusava e puntava il dito verso i diritti dimenticati si offriva un turpe consiglio,si faceva notare la Verità Vera sulla quale si dovevano abiurare le proprie convinzioni. Non Negate l'Evidenza gli si diceva prima di ricondurli a frustate verso i lavacri d'acido sfrigolante. E infine la volontà di estendere il nuovo modello dovunque, di assoggettare sempre più recalcitranti e azzittirli con incandescenti mordacchie. Espandere, Non Negare l'Evidenza, imporre dovunque il nuovo modello, il marchio. Il MarchioNNE.

giovedì 27 gennaio 2011

Elogio della Trinità.

"Non c'è due senza tre." Ed è quanto di più ovvio, non attività della vita che non preveda auspicio di tale portata, senso di compiutezza pervaso da anelito mistico nei confronti della perfezione, della perfettezza, della Trinità.
Si badi, e nel badare, un subitaneo bentrovati, si badi che connotare in modo intellegibile il significato profondo della Trinità non è cosa da poco conto. Vien già abbastanza difficile figurarsela, non parliamo del crederci, questa Trinità; immaginiamoci quanto possa risultar ostico parlarne ,magari in pubblico. A capo chino accetto le apostrofi di chiarissimi teologi che, sono pronto a giurar o mal me ne incolga, producendo magnifici esempi non avrebbero alcuna difficoltà nel connotare il dogma cattolico di fondamentale importanza, sarebbe a dirsi della presenza in un sol atto di Dio Padre, del figlio e dello spirito santo. Tuttavia per i vieppiù numerosi inesperti del settore, si converrà con me che parlarne senza avere le idee chiare è tutt'altro che facile; parlarne poi ad un'assemblea che le idee chiare le ha ancor meno di voi è peggio che andar di notte.

E parlarne alla predica domenicale in un paesino sperduto al centro della Sardegna?
"La Trinità, è come una capretta che fa la pipì su di una montagnetta di terra, il getto è unico, ma poi si divide in tre piccoli ruscelletti." Tanto per parlare terra terra. Mi pare superfluo aggiungere che quest'omelia, e ciò che più conta l'esemplificazione, è realmente stata proferita da un prete sardo parecchi anni or sono, in autentica lingua sarda; ho solamente proposto una fedele -ed a questo punto oserei dire osservante di principii- traduzione in italiano. Il prelato per quanto non sicuramente un fine esegeta, si rivolgeva alla sua comunità ben consapevole che gli esempi dovevano esser chiari ed estratti dalla vita quotidiana, pena il vanificarsi del loro sostegno didascalico con conseguente messa in dubbio della di lui pastorale tutta, e imperdonabile mancanza nei confronti di una comunità che abbisognava, specie in quegli anni così immediatamente post-conciliari, di una catechesi solida e adeguata.

Abbiamo parlato di Dio,di suo figlio ed ora non ci rimane che parlare dello Spirito Santo,colui che c'è ma non si vede,tutti sanno che esiste ma nessuno ne parla,partecipa al dispiegarsi della Natura di Dio eppure pare ad essa estraneo,come se provenisse da molto più lontano. Per esempio dalla Russia. Chi è e cosa combina di bello in questo momento Vladimir Vladimirovic Putin sarebbe davvero troppo lungo spiegare, complicato e incompatibile con il tempo che ho l'obbligo di dedicare al mio amico quiz,cui devo quotidiane attenzioni,come un epigono dei più amorevoli Tamagotchi. Vorrei solamente parteciparvi di alcuni piccoli e gustosi pensieri che mi son tornati in mente, fin che riflettevo appunto della Trinità. Qualcuno di voi ha più saputo qualcosa circa gli esiti della guerra in Ossezia? E se un uomo in aereoporto a Mosca si fa esplodere come atto terroristico,qualcuno di voi sa chi era davvero e perchè ha compiuto questo gesto? Mentre nei giornali si continua giustamente a parlare della Natura di Dio,con sforzo encomiabile e tutt'altro che immune da rischi, viste le ultime rivelazioni,ho deciso che nel prossimo post darò anche io il mio piccolo contributo all'informazione, tracciando per tramite delle ultime vicende russe un sintetico quadretto dell'uomo per il quale Dio è disposto addirittura a compromettere la pluridecennale amicizia con gli Stati Uniti. Quanto avete appena letto era una piccola presentazione,ci rivediamo al prossimo post.

domenica 23 gennaio 2011

Mk3b & la Brezza.

Un caloroso ben trovati. Si apre adesso il filo diretto con "Appuntamento con la storia già sentita". Per porre domande,intervenire,e avere parte nella vicenda potete tranquillamente contattare il numero azzurro 335 150043* e chiedere che cazzo sta succedendo. Dati i limiti del tempo a disposizione non sarà possibile dar corso a tutte le telefonate. Ci scusiamo in anticipo con i telespettatori.
Quei pochi di voi che non sono ancora stati colti da un imperioso attacco di diarrea a spruzzo, nell'attesa della Beata Speranza ed accordandomi così una fiducia silenziosa ed assertiva, si staranno probabilmente domandando cosa sia l'Mk3b;tenendo poi maternamente in seno la domanda siamese con la precedente, che usando loro gentilezza di dovere, con atteggiamento liberatorio esprimo io in luogo d'essi :Cosa c'entra in tutto questo la brezza?
E' il tempo delle risposte.
"Nel 1986 un profondo restyling diede origine alla " Mk3B" (per alcuni anche conosciuta come "Mk4" facendo di conseguenza slittare le numerazioni successive). A cambiare furono il frontale (completamente ridisegnato, più morbido e affusolato), i paraurti (integrati nella carrozzeria), i gruppi ottici posteriori (ampliati) e gli interni (completamente ridisegnati, con nuova plancia, sedili, pannelli porta e rivestimento del padiglione). Il rinnovamento coinvolse, ovviamente, anche Station Wagon e Cabriolet."
Seguono note tecniche. (tratto da Wikipedia).

Mio babbo aveva una Escort,bianca, cinque porte,1600 diesel . Dio ha tante Escort,la più famosa oggi è abbronzata,tre porte, 7000 euro. Pare che sia nipote di Mubarak,ma vorrei a tutti voi ricordare che Muḥammad Ḥosnī Sayyid Ibrāhīm Mubārak-e che il dio di tutti gli uomini di questa assurda terra gli conceda pace e serenità -il presidente che accolse nel suo paese a maggioranza musulmana l'anziano capo della Chiesa Copta,non annovera l'Escort tra i suoi nipoti ; Mohamed Alaa Mubarak, di 12 anni era però davvero nipote di Mubarak. Era, perchè è morto,e il nostro Dio prima di sfruttare una tragedia per nascondere le sue lordure avrebbe dovuto pensarci. Anche perchè, la notizia della morte,l'aveva data propio lui.
Tuttavia parlando di nipoti,e mi scuso per l'introitus di questo post che apertamente confligge con mio precedente proposito di estrudere la Natura di Dio dai nostri interessi,è di un nipote particolare di cui oggi vorrei dissertar con voi,e cioè Tarak Ben Ammar,nipote per parte di madre del deposto capo di stato tunisino Habib Bourguiba ; leader quest'ultimo, della grande lotta per l'indipendenza del suo paese dalla Francia,uomo illuminato e progressista,aperto nelle sue posizioni in favore dell'universo femminile e saggio uomo politico che dal dialogo con l'ex-combattente antinazista Pierre Mendés Primo Ministro francese seppe evitare al suo paese il bagno di sangue che funestò invece la vicina Algeria,che quasi negli stessi anni reclamava a gran voce libertè egalitè fraternitè. Bourguiba fu estromesso dalla carica di presidente grazie ad un losco referto medico che lo dichiarò ormai incapace di governare data la veneranda età, e il 7 Novembre del 1987 Zine El-Abidine Ben Ali,salì al potere ringraziando il SISMI e l'Italia ;che così insediò il suo piccolo dolce dittatore anche lei,come fa lo Zio Sam in tutti quei luoghi del mondo che considera cornucopie di risorse energetiche di propria esclusiva proprietà,fin dai tempi in cui Berta filava. Ben Ali è amico e socio d'affari di Ben Ammar e-ça va sans dire-amicone di Dio col quale condivide tutto,anche l'esser nati entrambi nel settembre del '36,le Due Tigri del '36.

Modico e temporalmente definito sentimento di compianto e contrizione per la perdita nel settembre del '36 di Benjamin,ultimo esemplare in cattività della tigre della Tasmania,morto nello zoo di Hobart, Australia.

Ben Ali affossa la Tunisia nella dittatura e nel culto della personalità come Dio comanda, demolisce l'impianto democratico e libertario di un paese leader dei diritti nel Nord Africa,soffoca con la tortura gli oppositori politici ed erompe nella scena sociale con mass media che a lui figlio di Dio portano oro incenso e mirra. Rinnovo il benvenuto a tutti voi con "Appuntamento con la storia già sentita" . La televisione che più si applica in sonate per viola d'amore è Nessma,di proprietà ovviamente di Tarak Ben Ammar,ma anche di Mediaset e di Muʿammar Abū Minyar al-Qadhdhāfīi, Gheddafi per gli amici. Nessma significa "brezza", Ben Ammar ne va fiero e invita anche Dio a comparire in trasmissioni nelle quali, oltre a parlare di Natura ci si effonde in lodi a gote rosse, tutte rivolte verso il presidente Ben Ali. In cambio il nostro oscuro califfo contrae accordi commerciali con 680 industrie italiane, e ad Andrea Ronchi, ministro per le politiche comunitarie 2008 2010 -in Tunisia per firmare l'acccordo per la costruzione di una centrale di distribuzione dell'energia- non frega proprio nulla se i diritti umani in Tunisia sono un pitale sotto il letto del presidente.
A questo punto però la situazione sfugge di mano,il nipote d'oro scarica l'amico scomodo e comincia a trasmettere nella sua televisione le immagini della rivolta. La brezza ha cambiato direzione. Dio se ne lava le mani-ahimè Ponzio,non bastavi solo tu!-e lascia in un' isola sperduta del mediterraneo il proprio figlio qualche ora ad aspettare che finalmente l'Arabia Saudita lo accolga,esule figlio diseredato, in seno alle proprie cure.
Fa sorridere che Ben Ammar non abbia proprio dimenticato l'amicizia ed abbia spedito Ben Ali dai suoi vecchi datori di lavoro il principe saudita Al Walil Bin Talal.

Al di là della pletora di noiosi dati esplicativi,con i quali temo di aver ingolfato la vostra delicata digestione delle informazioni-a chi la stipsi a chi la diarrea,sono preda di mortificazione-ciò su cui vorrei riflettere è questo: Non cade invano nel 2011 un presidente di uno stato. Se Ben Alì non è più al potere è perchè a qualcuno lassù che ci ascolta non interessava più che lui lo fosse. Se Ben Ammar non l'ha più sostenuto,e se l'Italia non gli ha dato asilo politico è perchè ha ricevuto forti pressioni contrarie dall'alto,da più in alto ancora. E le pressioni a questo mondo vanno a suon di dollari o meglio ancora di Yuan. Penso questo,non per banalizzare il gesto estremo di un ragazzo che si da fuoco,o la potente espressione di un popolo che combatte per la libertà,ma già pochi anni fa rivoluzioni contro biechi dittatori dell' Europa dell'est sono state pilotate ad arte da potenze occidentali che mai si sono sporcate le mani,conducendo apertamente ma mai in prima persona quelli che si chiamano i colpi di stato pacifici, con in guanti di velluto. Chiedete a Manon Loizeau, nella seconda parte di Report-Rai tre del 03/06/2007.

Ali e Yassim, immigrati tunisini in Italia quasi si commuovono quando mi parlano del loro vero presidente tradito, Bourguiba. all'apertura del suo conto il giorno della morte trovarono se non ricordo male 7 dinar e 500. Circa tre euro, centesimo di più,centesimo di meno.