domenica 20 febbraio 2011

Il Prima e il Dopo. (Pre e Post-fazione con Ballata raminga per troppo stress e troppi caffè)

Nel campo del possibile cade l'eventualità che uno scrittore si identifichi con uno o più dei personaggi protagonisti di uno suo stesso romanzo. Tuttavia-e qui naturalmente il discorso si complica-non è scritto da nessuna parte,perchè nessuno scrittore lo scriverebbe, che nel formulare una trama e poi comporre un testo letterario ci si debba solo e soltanto limitare alla tenerissima,fanciullesca ed innocente  identificazione col protagonista, καλὸς κἀγαθός. Ecco quindi che, proseguendo la nostra indagine -e come sempre avviene, entrando a gamba tesa nella area psichiatrica-  fa capolino come primo tra i vari transfert tipici delle tare mentali irreversibili degli scrittori la mimesi, poi l'empatia ed infine la simpatia, intesa in senso strettamente etimologico. Ora però non sappiamo se effettivamente Virgilio sentisse sulle sue spalle il peso di Anchise (per tacere delle sensazioni alla prima notte di nozze con Lavinia), ne se materia dell'identificarsi sia l'intero romanzo o soltanto il titolo, poichè in questo caso ultimo, per quanto le riserve nostre siano tante e molte e grandi, Federico Moccia a pressioni parziali di ossigeno di circa 50 mm Hg,avrebbe dovuto cominciare a manifestare come tutti gli effetti dell'anossia anossica ipobarica, cioè aumento assoluto dell'ematocrito, diminuzione voltaggio QRS, riduzione ventilazione polmonare ed inevitabile alcalosi respiratoria con obnubilamento del sensorio e perturbazione della cenestesi.
Non rimane che aggiungere come l'organizzazione di questi ultimi giorni nel caso specifico della mia persona sia effettivamente stata stressante al punto tale da rendermi somigliante ad un orologio di Dalì.
 Concludendo, anche lo scrivente si identifica col titolo dello scritto, ma questa è solo la prefazione.

Palpitazioni per troppo stress e qualche caffè di troppo.

La frase sopra è una scusa, e volete sapere chi l'ha utilizzata? E' molto comune come scusante, "sto male,non posso uscire" è forse più comune ancora, ma solo in campo amicale, perchè ad esempio in altri ambiti questa di cui sopra è invece utilizzatissima: al medico fiscale si presenta un referto accusante una spiccata soggettività non oggettivabile e il gioco è fatto, ferie per malattia e vacanza a St.Lucia. La frase è comune dicevamo, e d'altra parte "le scuse sono come il buco del culo, tutti ne hanno una" ( Platoon, Oliver Stone 1986), ma il personaggio cui alludiamo -ben ritrovati a tutti- è difficile da non ricordare data la sua mole. Fu così infatti che Giuliano Ferrara rifiutò circa 19 anni fa esatti di andare in onda con la mordacchia oraria, fu così che il programma condotto da lui e dalla moglie "Lezioni d'Amore", (ovvero quella sottospecie di scopiazzatura grottesca oscena e ributtante della ben più profonda analisi pasoliniana sul sesso) fu bloccato e mandato in seconda serata, fu così che Giuliano Ferrara sperimentò la censura televisiva di Dio in persona,che per tramite dei suoi arcangeli spostò alle 22:30 una trasmissione in prima serata che poteva turbare la sensibilità degli spettatori, lesiva dei più comuni canoni di decenza e di cui valutare la compatibilità con i precetti in materia di tutela della dignità umana nelle trasmissioni televisive. Così dunque l'elefantino che parlava di perservativi ai cetrioli si piegò alle rimostranze "puritane ed illiberali "e fu costretto ad un'infamante seconda serata,una puntata non andò in onda e le prossime a seguire furono trasmesse in orari non certo catacombali-come quelli destinati a inchieste sul genocidio degli armeni e dei massacri dei kurdi in Turchia-ma comunque alle 22:30. A quell'ora ed all'epoca, colui che scrive non sarebbe rimasto in piedi neppure con un bolo di Modafinil da 500 mg in CVC 4 Fr tipo Broviac.

Come cambiano le sorti del mondo. Prima Dio si pronuncia contro le oscenità in televisione,e dopo non fa che mostrarci quotidianamente la sua Natura; prima Giuliano Ferrara parla esplicitamente di sesso e pornografia in prima serata,scalciando sulle decisioni prese per tutelare i diritti dei più piccoli, e dopo difende la moralità, la famiglia e l'infanzia strumentalizzata ; prima Dio castigava, dopo è un povero castigato.
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L'Italia è da 30 anni in schiacciata sotto un bieco,blasfemo,fascista,volgare e violento regime dittatoriale basato sul lavaggio mediatico dei cervelli, su generazioni intere che considerano vendersi un passo normalissimo da compiersi sorridendo per entrare in società, su chi scherza pensando che la Lega sia solo folclore, sulla complicità della Chiesa Cattolica che formalmente tace ed in pratica collabora, sul radicalismo becero di partiti oltranzisti, sulla connivenza vile delle opposizioni, sugli intelletualismi tatticisti di opinionisti radical chic, su assenze ignominose, su personaggi pubblici banalmente prezzolati per esprimere a parole i grugniti e gli ansimi di vecchietti bavosi loro padroni, sull'appoggio degli americani e delle multinazionali, ed infine su chi dice che quanto si è appena letto è solo propaganda no-global.

Ed ora come promesso,la post-fazione. Seguitissima e intensamente amata dai sardi era la poesia improvvisata in rima,oggi riportata in auge da alcuni appassionati ma pur sempre piegatasi alla modernità imperante,tanto da finire trasmessa in televisione,con inevitabile perdita per definizione della metà dello spettacolo vero,cioè l'empatia del pubblico, che sostiene oppure oltraggia i poeti sul palco, ma instaurando così un rapporto stretto e dialogico,ovvero l'esatto opposto di una trasmissione televisiva dove le informazioni vanno solo a senso unico. Questo tipo di componimenti poetici, di cui quella che segue non ne è che una variante -l'ottava- era composta estemporaneamente nelle nostre piazze in occasione di feste paesane importanti oppure matrimoni, e si basava su di un tema estratto a sorte su cui i poeti -in numero di almeno due- dovevano cimentarsi l'uno contro l'altro. Il pubblico era la giuria che decretava il vincitore, la strofa fu cantata da un grandissimo poeta improvvisatore sardo, Tziu Remundu Piras, di professione pastore nato a Villanova Monteleone nel 1905, che cantava di risposta a Bernardu Zizi, di professione pastore, nato ad Onifai nel 1928. Il tema era appunto il Prima e il Dopo. A Tziu Remundu toccò il dopo ed ecco cosa disse.
A chie sa macchina pista
deo no du cumprendo pro a niente,
ca cando t'anta sa patente
no deppese narrer ca sese n'autista.
Iscurta Bernardo e pone in mente
ca commo sese solo un apprendista:
ca ad essere un autista t'incoraggiasa
dopo(s) ca tantos chilometros viaggiasa.

Cercherò una traduzione abbastanza sintetica,il sardo è una lingua che parla tantissimo per immagini e tentar una traduzione valida è difficile.

Con chi distrugge una macchina in un incidente
non riesco ad averci nulla a che fare,
perchè una volta che hai preso la patente
non puoi automaticamente definirti un autista.
Ascolta Bernardo e dammi retta
perchè adesso tu sei solo un apprendista:
comincerai col ritenerti un autista
solo dopo che avrài viaggiato per chilometri e chilometri.

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