sabato 12 febbraio 2011

Non sta succedendo niente.

Abbiamo davanti un fine settimana di piazze e contropiazze.
Ci penso ossessivamente, al ritmo con cui aggiorno i siti di Repubblica, di Al Jazeera, e in generale d'informazione: ci sarebbero così tanti motivi per scendere in piazza da far girare la testa.
L'atto d'indirizzo del consiglio d'amministrazione RAI è un ulteriore passo verso l'asservimento totale dell'informazione alla maggioranza di governo, senza dubbio valevole solo per la presente maggioranza.
Ogni satira dovrà avere una controsatira. Ogni pubblico un contropubblico. Per chiunque parli in televisione, qualcun altro dovrà essere presente per sostenere l'esatto contrario. Ogni giornalista "di sinistra" dovrà essere bilanciato da un giornalista "di destra": questo vuol dire che ogni voce indipendente dovrà prendere la tessera di partito per lavorare in televisione, ma non solo. Che qualunque voce che voglia levarsi pubblicamente dovrà censirsi, dichiarare da che parte della barricata si colloca, dopo di che gli verrà affibbiato qualcuno che dovrà contraddirlo pedissequamente.
Marchionne annuncia piani di rinascita per se stesso, per Chrysler, per Obama, e non lascia nulla ai lavoratori italiani se non la sensazione più che fondata di essere stati presi in giro, ricattati, divisi e indeboliti: i metalmeccanici Fiat si faranno un altro anno di cassa integrazione, Marchionne un altro anno di stock options.
Se non è sufficiente, c'è la riforma Gelmini che inizia a mostrare le sue falle: un articolo del ddl, scritto per la Lega, è stato dichiarato addirittura incostituzionale dalla Consulta in quanto discrimina gli insegnanti precari del sud che, cambiando provincia, avrebbero dovuto perdere il punteggio accumulato. Ora che gli studenti avrebbero a sostegno della loro protesta anche un decreto della Corte Costituzionale, tutto questo passa in secondo piano. 

L'Italia s'è desta, o almeno così pare. Una parte d'Italia, almeno, quella che si sente "diversa". Confessiamocelo pure, alla faccia della retorica da anime belle che si è sentita al Palasharp il 5 febbraio: questa fetta di Belpaese si sente anche un po' migliore, se non negli esiti, almeno nel grado di cultura, nelle aspirazioni, nei valori, Personalmente rispetto a Nicole Minetti, mi sento un po' migliore. Dire che mi sento migliore di tutte le ragazze che hanno frequentato i vari letti del Presidente, è addirittura riduttivo. Ma mi sento migliore anche di tutti i servi che indecentemente tappano le falle alla nave del premier prostituendosi intellettualmente. Questo però non si può dire in pubblico. Bisogna mostrarsi egalitari, dire che ci sentiamo solo diversi anche se di pari valore. Se mi sentissi pari alla Minetti, ma solo "diversa", la sua presenza in un consiglio regionale non mi indignerebbe. Mi indigna invece il modo in cui è arrivata a quella carica, mi indigna che si trasmetta l'idea che la pratica dell'agitare il posteriore, discinte, davanti ad una telecamera sia un modo qualunque di lavorare per pagare le tasse universitarie o che l'estetica e la disinvoltura sessuale siano gli unici lasciapassare per le stanze dei bottoni. Posso non essere arrivata da nessuna parte, posso essere una fallita. Ma sarò una donna sconfitta con la testa alta, con onore, con cultura, con dignità. Sarò una fallita migliore.

Migliori o solo diversi, questi italiani che ora dicono "basta", mi chiedo, dov'erano prima? In quale letargo meraviglioso erano sprofondati, tanto che ora sembrano essersi svegliati di soprassalto, e sono tutti intenti a protestare allo sfacelo in cui stiamo versando, a reagire a tutto quello che sta succedendo.
Il punto è che non sta succedendo assolutamente nulla, ora.
E' tutto già successo. Abbiamo già permesso, con il silenzio, con la connivenza dei partiti, con la sottovalutazione, che tutto accadesse sotto i nostri occhi.
Il bunga-bunga, la mercificazione del corpo femminile, l'iper sessualizzazione, la fallocrazia sono già successi quando è iniziato Colpo Grosso sulla Italia 7 della Fininvest, cioè di Silvio. Ma allora i padri guardavano, le madri tacevano, i bimbi spiavano da dietro la poltrona: era il nuovo che avanzava, era una innocua trasmissione commerciale, era solo svago.
La demolizione della nostra costituzione, che viene rosicchiata ogni giorno da nuovi decreti, era già in atto quando Bossi dichiarava di voler impiegare il tricolore come carta igienica, e noi tutti ridevamo di gusto di questi quattro contadini che si esprimevano più a gestacci che a parole o al massimo rivolgevamo loro un mezzo sguardo sdegnato.
Lo sfascio federalista c'era già, quando tutti noi pensavamo che le migliaia di fucili pronte per la secessione fossero una barzelletta, una fanfaronata: invece ora ci scandalizziamo perchè per l'anniversario dell'Unità d'Italia si spende e si spande in cerimonie, e poi si va ognun per sè e Dio per tutti.
I mezzi d'informazione sono già stati occupati militarmente quando c'è stato un equo scambio di favori tra i banchi del parlamento e la legge sul conflitto d'interessi è stata depennata dall'ordine del giorno.
E' tutto già successo.

Avant'ieri ero sul regionale Ferrara-Venezia, in compagnia di quattro studentesse di Giurisprudenza al secondo o terzo anno, che indossavano ciascuna l'equivalente economico di un mio stipendio -finchè ne ho avuto uno-. Stavano commentando, a mo' di inciso tra i discorsi principali su calorie da smaltire e manicure da prenotare, quello che era successo durante una lezione che poteva essere stata di Etica, a quel che mi pareva di capire, e si profondevano in complimenti sperticati a una di loro per aver sostenuto in aula che Fabrizio Corona era una gran persona, che si era fatta da sè, un esempio da seguire in quanto "campione di self-marketing".  Poco dopo insultavano due colleghe perchè avevano sostenuto che chi non si perde una puntata di "Uomini e Donne" è un individuo ignorante. E già che c'erano insultavano il professore che si era dichiarato d'accordo. Poi sono scese dal treno, e mai in vita mia ho ringraziato tanto il cielo per l'esistenza della città di Rovigo.
Questa è l'eccellente sintesi di tutto quello che è già successo. Cioè che un giorno non avremo un problema di toghe rosse, blu o a quadri scozzesi, ma di toghe ignoranti.
La macchina è in movimento da più di vent'anni, e ha cresciuto generazioni di italiani e italiane che credono che "sapersi vendere" sia l'unica dote fondamentale nella vita, postulando, forse senza nemmeno esserne coscienti, che siamo tutti esseri umani in vendita sul mercato. Italiani e italiane convinti che tutto si possa comprare, che scucire un soldo sia l'unica fonte dell'accampare un diritto e che a colui che non paga non debba spettare nulla.
Non hanno pudore e vivono sogni romantici di seconda mano, sperando che arrivi un principe azzurro o una velina che noti la loro disinvoltura e "li scelga", in una pioggia di petali di rosa come nelle trasmissioni di Canale 5. Potremmo dire che non hanno senso del limite, ma quelli che il senso del limite l'hanno perduto da tempo, purtroppo, siamo noi, che oggi giochiamo a fare i "diversi", i "risvegliati".
Il Biscione nazionale le ha sparate sempre più grosse, nel corso degli anni: ha praticato un'escalation selvaggia della menzogna, aprendo faglie amplissime tra ciò che si dice e ciò che si fa, autorizzandole, rendendole lecite, e, alla fine, pur nei nostri rimbrotti da salotto, pur nelle nostre indignazioni con tuba e bastone da passeggio,  spostando sempre più in là il nostro senso del limite, il punto in cui si deve dire che basta, che non è accettabile e non sarà accettato. Ci ha anestetizzati.
Nell'era del paradosso istituzionalizzato, ci svegliamo e reclamiamo un limite che ormai è logoro e slabbrato come un elastico vecchio, senza renderci conto che ogni controdiscorso non può essere fatto perchè un discorso vero e proprio non esiste. E' esistito, e ce lo siamo persi. Ogni protesta ora, come dice Eco, può solo salvare l'onore. Se non altro, come una genrazione di vecchi samurai che sfoderano la katana contro i cannoni inglesi, scenderemo in piazza, ad essere sconfitti dal nuovo che avanza, ma con onore.

1 commento:

Giulia Pretta ha detto...

Sei incappata in un vagone davvero mal frequentato. Strano che le tue onde cerebrali non abbiano fulminato le “ragazze-uomini-e-donne” che di sicuro non provano l’emozione di un pensiero dall’ultima inversione dell’asse magnetico terrestre. Per essere political correct dovremmo dire che hanno altre priorità, altri obiettivi… purtroppo hai ragione sono il prodotto di questo mondo che abbiamo permesso si creasse. Il confine del “dove/posso scandalizzarmi/indignarmi” si è allontanato, ma piano piano, senza grosse scosse. Con citazione cinematografica “ci sono alcuni più responsabili di altri e a tempo debito pagheranno. Ma se dobbiamo cercare i veri colpevoli, non c’è da fare altro che guardarsi alla specchio”.

Giulia