mercoledì 13 aprile 2011

Vite col Botto.

Coloro i quali dimostrano interesse nei confronti di quelle che negli anni furono le vicissitudini quotidiane e non dell'archidiocesi di Cagliari si saranno di certo stupiti del fatto che nelle mie sporadiche comparizioni -oserei dire epifanie ma apparirei pedante- in questo spazio azzurro-piattaforma telematica* del blog in questioneho colpevolmente trascurato di omaggiare una delle figure di spicco,certamente la più importante, tra gli emissari che il successore di Pietro inviò in quegli anni cruciali a dirigere la comunità isolana tutta, terra di confino. E di confine. Parlo- ma l'avrete già intuito- dell'amatissimo Monsignor Paolo Vittorio Botto, classe 1896 Arcivescovo di Cagliari per vent'anni dal 1949 al 1969. Monsignor Botto fu un uomo di piglio, capace e [...]intelligentissimo  deciso, rettissimo, nell’archidiocesi insulare costruì, organizzò, acquistò prestigio, fu amato. Quando – dopo vent’anni operosissimi, s’avvide di non poter più profondere, a pro’ del suo gregge, le antiche energie, rinunciò all’ufficio, e da allora – 2 maggio 1969 – fino all’estremo dei suoi giorni (19 marzo 1974) – visse a Roma.[...]
Quell'uomo, così deciso e venuto da lontano (nacque,come ho scoperto anch'io da poco, a Valparaiso, Chile) incuteva rispetto, reverenza,  se non paura autentica in coloro che lo assistevano e lo seguivano. 
Colto da vero e proprio terrore, dopo una solita sfuriata prima della celebrazione, un chierico dal faccino pulito e tremolante collocò la mitria in capo a Sua Eccellenza, ma sistemandola al contrario, con le infule che pendevano davanti agli occhi e non sulle spalle come d'altronde vuole il canone. Sua Eccellenza così conciato sembrava un bardotto dagli occhi coperti. Monsignor Botto calmo, sollevò col dorso delle mani le vitte dagli occhi, guardò in viso il chierico paralizzato dalla paura e nel silenzio della Sagrestia, davanti a tutti disse solo :-Minchione.


Ci vorrebbe oggi il piglio deciso di Monsignor Botto, che magari se non nei contenuti, almeno nei modi e nel coraggio avrebbe la dignità come uomo di Chiesa di dio nel denunciare ottantenni depravati e pedofili, che infilano le loro mani piene di varici e macchiate di discromie senili, tra le gambe di ragazze da poco maggiorenni. Non voglio credere che di tutte queste meteorine e delle mille figure che il nostro mondo ipocrita si è inventato per mascherare la realtà, nessuna di queste sia in realtà davvero stata ingannata e vittima fino in fondo. Parecchie avranno cercato di approfittare della situazione, dei soldi, della notorietà nel mondo delle fiction, che come ebeti ci sciroppiamo manco fosse un lassativo al mannitolo. Ma altre, il numero non certo manca, come quelle di cui parlava oggi Repubblica e molte di cui nessuno sa più nulla,come la Virgina Sanjust, contessina di Teulada, altre alla fin fine hanno avuto la vita distrutta per sempre. Un esistenza sconvolta per la quale, nonostante la loro arroganza iniziale del sentirsi sul fiore dell'onda (adoro Mimnermo) provo comunque un senso di pietà. Penso ai genitori ai quali va tutta la mia vicinanza, specie quelli che non si rendono conto del dramma che stanno vivendo e specie a quelli che addirittura incoraggiano la propria figlia a far fruttare la boschiva misteriosa. Vorrei che la Chiesa, alla quale Monsignor Botto apparteneva avesse qualcosa da dire in merito, magari anche ora, con l'uscita del nuovo catechismo. 
Migranti muoiono sulle spiagge di Lampedusa, il processo breve passa come disegno di legge..
Povero Gufo sconsolato saluta gli amici. 




 *Parliamo di Eccellenze e il Viola è d'obbligo. Meglio il Viola del  Popolo Viola, altro che Spazio azzurro; sul quale naturalmente potete anche cliccar sopra, ma non c'è link e in ogni caso collegarsi a Spazio Azzurro non porta a nulla. Il sito dei sostenitori di quel Priapo a pompetta che ci governa è in grado tutt'al più di elicitare un meteorismo latente, ma nulla che Giuseppe Paviglianiti , nostro nume tutelare, non ci abbia già fatto ascoltare. 

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