martedì 9 dicembre 2014

Paradossi di definizioni a matrioske.

La difficoltà nel collocarsi all'interno di una definizione è vecchia come l'uomo, e questa difficoltà io mi accorgo di viverla intensamente.
E' piuttosto infrequente che ci venga richiesto di autodefinirci a parole. Quando questo accade, generalizzando brutalmente individuo come maggioritari attorno a me due gruppi di persone, non contando  il gruppo in cui mi colloco io stesso. I due gruppi sono composti da chi evade coglionescamente la domanda sul dove collochiamo noi stessi e da chi non vede l'ora di conquistare una propria autodefinizione da difendere gelosamente e da proporre in pubblico anche quando non richiesta.

Primo gruppo:
Scegliere da che parte stare -poichè  in ultima analisi è di questo che si tratta- ovviamente non sempre e non da tutti è avvertito come un problema. Lo diventa per forza quando la vita brutalmente ti porta a dovere fare delle scelte -e da qui la parola crisi- ma al di là di questi tristi casi è ovvio che ci sono delle persone che si mettono "meno problemi di altri". In libreria ci sono manuali che insegnano a smettere di farsi le seghe mentali : ma perchè non si scrive invece su come imparare ad interessarsi alle cose? Chi oggi predica, professa e pratica la nuova fede imperante dello sticazzismo non sente come urticante la necessità di usare prudenza nell'autodefinirsi, e idolatra letteratura filmografia e musiche-figli prediletti nei quali la nostra epoca si è compiaciuta- che insegnano appunto a non farsi seghe mentali.
Trovo diabolico, consumistico(e dunque capitalistico) il passaggio sottile cui si è davanti. Infatti,come la scienza ci insegna, la caducità e breve durata di un risultato ottenuto non può significare la sua inutilità o peggio ancora l'inutilità del processo che ci ha permesso di ottenerlo.
Trovare una definizione di se stessi è puerile.  Ma  cercare una definizione di se è da persone mature.

Secondo gruppo:
Oltre a chi non interessa cercare o trovare una definizione, esistono anche quelli che di una definizione vanno in caccia, ed una volta trovata la custodiscono gelosamente. Chi tra questi ultimi trova una definizione di se nella quale si sente rispecchiato è come un migrante che raggiunto un paese, trovato un buon lavoro, portato in salvo la sua famiglia, non inizierebbe mai un altro stesso identico viaggio di nuovo da capo, solo per il gusto di cambiare.
Una volta trovata la definizione insomma la più grande parte della gente ci si adagia. Sono definizioni che suonano più come pre-definizioni,caselle che diventano gabbie, ed infine catene invisibili perchè le abbiamo scelte noi.

 Una definizione è un paradosso, come la Tromba di Torricelli, o la relazione superficie/massa, i cubi di Platone.Quanto più aggiungi nella foga di precisarla tanto più impossibile diventa vederne la sua interezza pur essendo una quantità data. Ed alla fine ci si adagia perchè il problema rimane senza soluzione, tanta fatica sprecata: è più semplice non far la fatica di definirsi se tanto alla fine comunque siamo punto e a capo.
Una definizione è un punto di partenza, non di arrivo arrivo, una matrioska da smontare e rismontare ancora. Come faccio ad accontentarmi di definirmi"comunista"o "cristiano" o "ambientalista" o "filopalestinese"? Dall'accettare acriticamente definizioni preconfezionate nascono posizioni di principio su tematiche costitutivamente divisive, complesse e poliedriche, che la più parte del volgo accetta come un buono sconto alla cassa: tanto è gratis, non costa nulla.

Una definizione di se è un paradosso anche perchè è quanto più vera tanto più essa nasce dallo stabilire cosa  NON si è, piuttosto che cosa si è. Una definizione è infine un paradosso tautologico che strizza l'occhio a Goedel, perchè fuggendo da qualsiasi di essa, inevitabilmente comunque ci si definisce.
Contiene al suo interno la carica esplosiva della novità, ed è grazie a chi nella storia ha detto "io non ci sto"che si sono aperte nuove vie alla conoscenza. Nelle prime culture, chi si rifiutava di rimanere per sempre all'interno dello stesso identico territorio sceglieva nuove strade: non si definiva più appartenente a quel gruppo sociale.


(piccola nota scommatica per rendere la presente trattazione più fruibile al fine animo di cabarettisti consumati che sono coloro che leggono: il paese in cui il migrante trova un buon lavoro, in linea di massima viene bene accolto e porta in salvo la sua famiglia esiste eccome. Lo hanno creato i servizi segreti Italiani ed Americani sul finire degli anni 40 con fondi provenienti dallo smantellamento delle mostruose strutture del secondo dopoguerra, ci hanno fatto arrivare profughi sulle navi, armi al fosforo per brutalizzare gli antichi suoi abitanti, ed oggi una banda di neonazisti al potere se ne chiava allegramente- altro che la Nappi partenopea- dei diritti umani  continuando a fare insomma ecco il famoso cazzo che vuole. Welcome to Israel).

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